Petrolio ancora in ribasso
Neppure negli anni della crisi il prezzo del petrolio era sceso così tanto. Il Brent ha toccato i minimi da undici anni a 36,17 dollari al barile, un livello che non si osservava per la precisione dalla metà di luglio 2004. Dall’inizio del mese il prezzo è sceso di oltre il 15%.
Prosegue dunque inarrestato l’andamento al ribasso del prezzo del petrolio, sulla spinta delle decisioni dei Paesi Opec che hanno mantenuto livelli di produzione importanti nonostante la netta flessione della domanda.
Quello che è successo nell’ultimo periodo è ormai noto: soprattutto l’Arabia Saudita ha stabilito di vendere il greggio a prezzi sempre più bassi – senza per questo rinunciare agli standard produttivi – dopo che gli Stati Uniti hanno cominciato a produrre petrolio da fonti alternative (shaile oil), allo scopo di ridurre la dipendenza da quello estero. La “risposta” saudita, insomma, mirava a recuperare quelle quote di mercato sottratte ai produttori tradizionali.
Ma l’obiettivo di rilanciare la domanda è stato centrato solo in parte e ora l’offerta è fin troppo elevata. Eppure l’Opec ha proseguito nella sua politica, anche perché ora è più che probabile il ritorno sulla scena dell’Iran – quarto paese al mondo per riserve petrolifere – che aumenterà la produzione quando le sanzioni occidentali, a seguito dell’accordo sul nucleare, saranno state rimosse. Nel frattempo prosegue la lunga fase stagnante dell’economia europea e il rallentamento dei mercati emergenti.
La crisi economica dell’Eurozona, in effetti, ha molto influito nella caduta dei prezzi del greggio a causa del calo dei consumi che ha interessato, tra gli altri, Germania, Spagna, Francia e Italia. Nello specifico del 2015, osserva l’Unione petrolifera nel preconsuntivo, il crollo del prezzo del petrolio è avvenuto in particolare nella seconda parte dell’anno, scendendo fino sotto i 37 dollari al barile per il Brent e chiudendo in media a 53 dollari/barile (-46%). E la domanda mondiale di petrolio ha mostrato di nuovo un andamento in crescita, +1,9% rispetto al 2014.
La parabola discendente dei prezzi del petrolio, insomma, ha portato con sé luci ed ombre. Il contesto economico più favorevole, ad esempio, ha permesso all’Italia di registrare quest’anno aumenti nei consumi totali – il primo segno positivo dal 2010 – sebbene su valori ancora inferiori rispetto a quelli di cinque anni fa.
Nel nostro paese il calo del prezzo del greggio ha provocato inoltre una discesa, nel 2015, a 16,2 miliardi di euro nella fattura petrolifera, quando nel 2014 si era attestata a 24,9 miliardi. Il risparmio è stato così di 8,7 miliardi di euro (-35%), secondo l’Unione petrolifera ai livelli più bassi degli ultimi dieci anni. Le attese per il 2016 sono di un prezzo del petrolio tra i 45 e i 55 dollari al barile e una fattura petrolifera tra i 15,3 miliardi e i 20,5 miliardi di euro.