Il contributo degli stranieri alla crescita
La percezione di occupare ruoli e mansioni al di sotto delle proprie competenze, il timore di non riuscire a mantenere l’impiego: le preoccupazioni degli stranieri rispetto al mercato del lavoro sembrano essere le stesse dei colleghi italiani. Anzi, in alcuni casi sono più evidenti a causa di problemi legati talvolta alle difficoltà linguistiche e agli effetti della crisi economica.
Pochi dati, tra quelli diffusi dall’Istat, rendono bene l’idea: dal 2008 al 2014 il tasso di occupazione degli stranieri ha registrato una contrazione di 6,3 punti, molto più accentuata rispetto a quella dei naturalizzati e degli italiani dalla nascita (rispettivamente -3 e -3,3%). Il tasso di disoccupazione degli stranieri, poi, è quasi raddoppiato rispetto a sei anni prima (+7,1 punti rispetto a +5,2 per gli italiani dalla nascita).
Ad ogni modo l’Istat informa anche che nonostante la continua contrazione, il tasso di occupazione degli stranieri (59,3%) resta comunque più alto sia di quello dei naturalizzati (50,3%) sia degli italiani dalla nascita (55,4%). “La maggiore quota di occupati tra gli stranieri – spiega l’istituto di statistica – dipende in misura rilevante dalla struttura della popolazione per età, concentrata nelle classi di età giovanili e centrali: oltre il 70% della popolazione straniera ha meno di 45 anni (46,2% gli italiani dalla nascita e 53% i naturalizzati)”.
Gli stranieri sono prevalentemente occupati nei servizi alle famiglie e nelle costruzioni e di solito svolgono professioni non qualificate (nel 36,2% dei casi). Tra i lavoratori naturalizzati (i naturalizzati italiani, nell’insieme, rappresentano l’1,3% della popolazione residente di 15-74 anni, gli stranieri l’8,6%) è più marcata la quota nelle professioni qualificate rispetto a quella degli stranieri, comunque inferiore a sua volta a quella degli italiani.
Non va trascurato un aspetto fondamentale, tuttavia: quanto producono gli stranieri che lavorano in Italia? Stando al recente rapporto della Fondazione Di Vittorio – Fillea Cgil, gli stranieri che lavorano in Italia producono 123 miliardi di Prodotto interno lordo, pari al 9% della ricchezza italiana complessiva. La loro presenza è poi strategica in quei settori in cui è strutturale e storica come nelle costruzioni, appunto.
Né va trascurato il contributo, importante, che giunge dall’imprenditoria straniera. Secondo le elaborazioni di Unioncamere-InfoCamere negli ultimi tre anni le aziende guidate da immigrati sono aumentate del 19% e se consideriamo il periodo luglio-settembre di quest’anno sono avanzate ad un ritmo più elevato (quattro volte superiore al resto del tessuto produttivo), contribuendo al 40% della crescita realizzata dall’intero sistema.