La ripresa fragile dell’Eurozona
Il mercato del lavoro dell’Eurozona mostra segnali incoraggianti. Il tasso di disoccupazione si è attestato a dicembre 2015 al 10,4%, cioè un decimale in meno rispetto a novembre. E intanto la domanda interna continua a sostenere la ripresa. Eppure quest’ultima appare incerta, al punto che la Bce si dice pronta a intervenire a breve.
La conferma è giunta di recente direttamente dal presidente dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi, il quale non ha escluso nuove misure di politica monetaria al fine di allontanare il rischio deflazione. La Bce, insomma, ritiene che gli attuali margini di crescita siano fragili e, soprattutto, messi a dura prova da alcune variabili quali il sistema finanziario, le tensioni geopolitiche e le politiche economiche e fiscali degli Stati membri.
Tale scenario, dunque, preoccupa nonostante gli spiragli positivi. Ad esempio i consumi continuano a migliorare, tanto nell’Eurozona quanto nell’Ue a 28: il volume del commercio al dettaglio, secondo l’Eurostat, è cresciuto nel primo caso dello 0,3% (su base annua l’aumento è stato dell’1,4%) e nel secondo dello 0,1% (+2% sull’anno).
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, i disoccupati nell’area della moneta unica risultano essere nel mese di dicembre 16,75 milioni quando nello stesso periodo del 2014 erano 18,25 milioni, con il tasso di disoccupazione all’11,4%. E anche la disoccupazione giovanile è in calo nell’Eurozona, ora al 22% (22,1% a novembre), vale a dire un punto in meno rispetto ad un anno fa (23%).
Tuttavia la Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime del Pil dell’Eurozona per il 2016, all’1,7% rispetto all’1,8% previsto a novembre. Le misure fin qui adottate dalla Bce – il quantitative easing (allentamento quantitativo) – hanno arginato il pericolo deflazione (la diminuzione generale dei prezzi) e stimolato l’economia, ma non sembrano essersi ancora tradotte in una crescita stabile e duratura (a esclusione, ovviamente, delle singole variazioni congiunturali). Per questo si proseguirà sul percorso già avviato: è la Bce a definire la politica economica e monetaria dell’Eurozona e suo principale obiettivo è mantenere la stabilità dei prezzi (al 2%), favorendo crescita e occupazione.
A gennaio l’inflazione ha fatto segnare un balzo in avanti (+0,4%), ma le attese non sono delle più rosee e gli analisti non escludono un ritorno nei prossimi mesi su valori negativi. Intanto, secondo i dati Eurostat, i prezzi alla produzione dell’industria nella zona euro hanno registrato a dicembre 2015 una contrazione dello 0,8% rispetto al mese precedente (la flessione è del 3% su base annuale). Pesano, anche in questo caso, le dinamiche relative al settore energetico a causa del crollo del prezzo del petrolio.