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L’impatto degli investimenti pubblici

euro_pilNei giorni scorsi il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha invitato i Paesi europei a sostenere la “moderata” ripresa in atto nella zona euro attraverso una riduzione della tassazione e maggiori investimenti pubblici. Avanzando quest’ultima richiesta, il numero uno dell’Eurotower ha chiesto esplicitamente l’inversione di una tendenza in atto dal 2009 in poi.
Secondo una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, realizzata su elaborazione dei dati Eurostat, dal 2009 in poi gli investimenti pubblici sono diminuiti tanto nell’Unione europea – nel 2014 sono stati investiti 47,7 miliardi in meno rispetto ai 454,9 miliardi del 2009 – quanto nella zona euro, dove il calo è stato più evidente: gli investimenti pubblici dei Paesi dell’area euro sono passati dai 337,7 miliardi del 2009 ai 275,3 miliardi del 2014.
La ricerca osserva che in termini reali l’UE è tornata ai valori del 2005, con gli investimenti pubblici pari al 2,9% del Prodotto interno lordo: in diminuzione rispetto al 3,7% del 2009.
Il calo è stato particolarmente marcato in Italia, dove gli investimenti pubblici sono passati dai 54,1 miliardi del 2009 ai 35,6 miliardi di euro del 2014 (-34,1%). Secondo il Centro studi ImpresaLavoro, attualmente il nostro Paese dedica soltanto il 2,2% del PIL agli investimenti pubblici: l’1,2% in meno rispetto al 2009.
Tra i Paesi dell’area euro, solo in Spagna (-3% in rapporto al PIL), Cipro (-2,2%) e in Portogallo (-2,1%) sono stati registrati tagli agli investimenti pubblici più significativi.
Dati alla mano, negli ultimi anni i Paesi dell’UE hanno deciso di ridurre gli investimenti pubblici per contenere la spesa. Eppure studi che ne sottolineano i benefici non mancano.
Il Fondo monetario internazionale (FMI) sostiene che investire l’1% del Prodotto interno lordo in infrastrutture pubbliche garantirebbe ad un’economia avanzata una crescita aggiuntiva dello 0,4% nel primo anno e dell’1,5% quattro anni dopo.
Tuttavia l’impatto degli investimenti pubblici è strettamente connesso a diverse variabili. Secondo gli analisti del FMI, gli investimenti pubblici hanno effetti positivi soprattutto in un’economia stagnante – in questo caso, la crescita aggiuntiva stimata è pari all’1,5% nell’immediato e al 3% nel medio termine –, mentre economie caratterizzate da tassi di crescita elevati l’impatto sul PIL è pressoché inesistente.
Inoltre, nei Paesi con un alto livello di efficienza negli investimenti pubblici, la crescita del PIL potrebbe essere dello 0,8% il primo anno e fino al 2,6% negli anni successivi. Le cose prendono una piega diversa nei Paesi a bassa efficienza, dove la crescita aggiuntiva oscilla tra un modesto +0,2% e un +0,7% nel medio periodo.

 

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