Le mosse della Bce per aiutare la ripresa
Un taglio dei tassi a un livello mai visto nell’Eurozona e un aumento degli acquisti mensili di titoli di Stato. Sostanzialmente sono state queste le ultime mosse sferrate dalla Banca centrale europea per dare forza alla ripresa economica dell’area della moneta unica.
Dopo la crisi degli ultimi anni l’Eurozona sta infatti crescendo più lentamente di quanto previsto in precedenza. Anzi, mentre tra il secondo trimestre del 2014 (+0,1%) ed il primo del 2015 (+0,6%) il Pil dell’Eurozona ha sempre accelerato, tra il primo del 2015 e l’ultimo dello stesso anno si è verificato un rallentamento: da una crescita congiunturale dello 0,6% si è passati ad un +0,3%.
Non solo, anche le stime per il 2016 e per il 2017, rilasciate proprio in occasione del nuovo “bazooka” della Bce, sono state riviste al ribasso. Dal +1,7% previsto in precedenza per l’anno in corso ora si stima un +1,4%, mentre per il prossimo anno si prevede un +1,7% contro il +1,9% delle precedenti previsioni.
Pessimiste anche le stime riguardanti i prezzi al consumo per i quali l’Istituzione indica un +0,1% contro il +1% avanzato in precedenza, alimentando sempre di più il fantasma della deflazione. Ed è proprio per rafforzare questo indicatore che Mario Draghi ha annunciato le nuove misure: un taglio del tasso di riferimento principale dallo 0,05% allo 0,0% , un taglio dallo 0,30% allo 0,25% per quello di rifinanziamento marginale e un taglio al -0,40% per quello sui depositi. Nel corso della conferenza stampa il presidente Draghi ha poi annunciato un aumento degli acquisti di titoli di stato da 60 miliardi a 80 miliardi.
Tagliando i tassi di riferimento (ovvero quelli che si applicano ai prestiti richiesti dagli istituti di credito alla Bce) l’istituto di Francoforte comunica la sua intenzione di rilanciare i consumi: costando meno il denaro alle banche, anche i tassi sui mutui e sui finanziamenti scendono, consentendo, alle imprese e alle famiglie che decidono di investire, tassi più vantaggiosi. Non solo, con tassi bassi i consumatori non traggono più vantaggi nel tenere i soldi in banca, ricominciando così a spendere, alimentando nuovamente l’economia.
Aumentando i consumi, infatti, le imprese non sono più costrette a tirare giù i prezzi per alimentare la domanda. Di conseguenza, vendendo di più, è necessaria più produzione e quindi più forza lavoro.
L’altra misura, ovvero il taglio dei tassi sui depositi (dal -0,30% al -0,40%), è invece uno stimolo diretto che “obbliga“ le banche ad aprire i rubinetti (con tassi sotto zero è come se le banche pagassero una tassa sulle riserve), consentendo quindi un allentamento più sostenuto del credit crunch: con più liquidi a disposizione le aziende che riescono ad accedere ai finanziamenti possono investire dando un contributo notevole all’economia.