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Gli italiani che si trasferiscono all’estero

giovani_esteroNonostante i miglioramenti registrati nel mercato del lavoro, molti italiani ammettono di non escludere la possibilità di trasferirsi all’estero. I motivi riguardano soprattutto le opportunità occupazionali, ritenute maggiori al di fuori dei nostri confini. Ma anche la convinzione di poter accedere a stipendi più alti rispetto a quanto percepito in Italia.
Questo, almeno, suggerisce un sondaggio di Jobrapido (motore di ricerca di lavoro attivo in diversi paesi del mondo). La quota di quanti desidererebbero partire appare alta, addirittura il 67%. Le destinazioni preferite Germania (35%), per lo stipendio in particolare, o gli Stati Uniti (33%), nella convinzione che le opportunità di trovare un’occupazione siano superiori.
Secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza (su dati Istat), sono 45 mila gli under 40 che nel 2014 hanno lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero, per motivi di studio o lavoro. Rispetto al 2012 il 34,3% in più.
Spesso la Germania è risultata essere una delle mète più ambite in Europa per lavoro e retribuzioni. In effetti, stando ad un recente studio di Gi Group, il divario è elevato, con stipendi in Germania più alti del 30% rispetto all’Italia (o anche più, dipende dalle figure professionali). Più in generale, un secondo studio, stavolta statunitense, dimostra come gli stipendi italiani siano tra i più bassi d’Europa.
Certo è che le differenze salariali non spiegano granché. Per un confronto più dettagliato sarebbe opportuno analizzare tutte quelle variabili che contribuiscono a determinare il “peso” di una retribuzione (imposte, costo del lavoro e costo della vita, servizi sanitari). Non a caso, nel 2014, fu la Bundesbank ad auspicare un aumento dei salari in Germania, rafforzando così la domanda interna e la crescita. Nell’ultimo anno la Germania è riuscita a compensare il calo dell’export verso la Cina incrementando da un lato le vendite verso altri mercati, dall’altro la spesa delle famiglie e dei consumi, sostenuta da livelli occupazionali tra i più alti nell’Ue.
Resta il fatto, insomma, che molti italiani, giovani e meno giovani, ogni anno decidano di trasferirsi all’estero. In più, per quanto il contributo dei lavoratori stranieri alla crescita economica dell’Italia sia aumentato nel tempo, risulta che sempre meno stranieri intendono fermarsi nel nostro paese per lavorare.
Secondo il Comitato economico e sociale europeo (CESE), infatti, il nostro è divenuto piuttosto un paese di transito. Sia il tasso di occupazione che quello di disoccupazione risultano tra gli stranieri superiori rispetto al resto della popolazione. A conferma di una maggiore propensione ad accettare impieghi poco qualificati e di una crisi che non ha risparmiato nessuno.

 

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