La spesa degli e-shoppers europei
Uno degli ultimi rapporti della Commissione europea sostiene che i consumatori europei non sono completamente liberi di effettuare acquisti on-line. Nell’Unione europea il 38% dei dettaglianti, che vendono beni di consumo, e il 68% dei fornitori di contenuti digitali hanno ammesso di applicare i geo-blocchi nei confronti degli acquirenti che si trovano in altri Stati membri dell’UE, negandogli sostanzialmente l’accesso a contenuti digitali o l’acquisto di beni di consumo.
Si tratta di una scelta criticata dalla Commissione europea – Bruxelles ha sottolineato che potrebbe violare le norme UE sulla concorrenza – e che di fatto frena l’ulteriore espansione del commercio elettronico, a livello europeo.
Per quanto in crescita nel nostro Paese – nel 2015 gli italiani, che hanno fatto almeno un acquisto on-line, sono stati 17 milioni: ben l’11% in più rispetto all’anno precedente (dati Confesercenti-SWG-Politecnico di Milano) –, l’e-commerce risulta particolarmente diffuso in alcuni Paesi dell’Unione europea: secondo un rapporto Ecommerce Europe-GFK, gli e-shoppers europei sono 331 milioni e nel 2014 hanno speso complessivamente 368,7 miliardi di euro, per l’acquisto di prodotti e servizi on-line.
Come anticipato, in alcuni Paesi l’e-commerce è più sviluppato che in altri: il report osserva che le vendite digitali si concentrano nel Regno Unito, in Germania e in Francia, a cui è possibile ricondurre il 62% del fatturato complessivo.
Difficile sorprendersi, però. Secondo un’analisi condotta dall’Autorità inglese per le telecomunicazioni (OFCOM) che ha passato in rassegna i quattordici Paesi più industrializzati del mondo, nel 2014 la spesa media pro-capite degli e-shopper britannici è stata la più alta in assoluto, pari a 2.195 euro. Una cifra decisamente superiore a quella sborsata dai consumatori italiani (242 euro).