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Il “peso” del lavoro nero

posto di lavoroPer economia sommersa, di norma, si intende tutto ciò che produce ricchezza (quindi contribuisce alla crescita del Pil), ma che sfugge allo Stato e non viene regolarmente tassato. Per questa ragione, aveva già osservato la Cgia di Mestre, la pressione fiscale si attesta, in verità, a livelli superiori rispetto al dato ufficiale.
Per la Cgia di Mestre nel 2015 il “contribuente onesto” ha sopportato un peso fiscale di quasi sette punti percentuali in più: 50,2% a fronte del 43,7% ufficiale. Solo il lavoro nero – stavolta secondo un’indagine della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro – genererebbe un’economia sommersa di 40 miliardi e 600 milioni di euro e un’evasione complessiva di oltre 25 miliardi di euro.
L’indagine si basa sul rapporto annuale dell’attività di vigilanza svolta dal ministero del Lavoro, Inps e Inail nel corso del 2015. In pratica ogni tre aziende ispezionate si scopre un lavoratore in nero. L’anno scorso sarebbero stati circa 1,9 milioni i lavoratori “sconosciuti” alle autorità.
Le imprese registrate alle camere di commercio nel 2015 sono state sei milioni e 57 mila, più un milione di entità economiche non iscritte. Insomma, la stima nazionale del lavoro completamente sommerso riguarda 1,86 milioni di persone, sostengono i consulenti. E il mancato gettito previdenziale è di 14,2 miliardi mentre è pari a nove miliardi, più o meno, il mancato introito Irpef. Complessivamente, tra oneri sociali e fiscali elusi, il lavoro sommerso produrrebbe oltre 25 miliardi di euro di mancato gettito.
Al lavoro nero, poi, si affianca il lavoro cosiddetto “grigio”, ovvero quella condizione che riguarda le persone assunte con contratti part-time che svolgono attività a tempo pieno. Secondo precedenti stime dell’Istat, tale pratica vedrebbe coinvolte soprattutto le piccole e medie imprese e avrebbe un’incidenza maggiore nel Mezzogiorno.
I miglioramenti, che comunque nel 2015 sono emersi rispetto al 2014 (sarebbero 200 mila in meno i lavoratori “sconosciuti”), derivano principalmente dal Jobs Act e dall’esonero contributivo triennale per i nuovi assunti. Nel 2011, stando ad uno studio di qualche tempo fa della Cgia, i lavoratori in nero presenti in Italia erano quasi tre milioni e sottraevano alle casse dello Stato 43,7 miliardi di euro di gettito.

 

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