I salari dei laureati occupati allʼestero
La quota dei giovani, che vivono in Italia e si dicono disponibili a trasferirsi all’estero per motivi di lavoro, non ha eguali nel resto d’Europa. Secondo il Rapporto Giovani 2016 sulla condizione giovanile in Italia dell’Istituto Toniolo di Milano, il 61% degli intervistati si è detto disponibile a lasciare l’Italia per lavoro. Una percentuale superiore a quella riscontrata nei coetanei di Spagna, Francia, Regno Unito e Germania, con i quali lo studio per la prima volta quest’anno ha fatto un confronto.
Sei ragazzi su dieci hanno ammesso di essere disponibili a trasferirsi oltre confine, seguendo così l’esempio dei tanti italiani che lo hanno fatto recentemente: secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati ISTAT, nel 2014 ben 45mila under 40 hanno lasciato il nostro Paese, per motivi di studio o lavoro: il 34,3% in più rispetto al 2012. Una volta all’estero, i giovani italiani, che riescono a trovare un impiego, possono contare su compensi più elevati rispetto a quelli riconosciuti ai loro coetanei che sono rimasti in Italia. Il discorso vale specialmente per chi è in possesso di una laurea magistrale.
Secondo l’ultimo XVII Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, oltre ad avere maggiori opportunità lavorative – ad un anno dal titolo, il 38% degli italiani all’estero ha un lavoro stabile, oltre 4 punti percentuali in più rispetto al complesso dei magistrali occupati in Italia –, i laureati magistrali percepiscono un salario medio “notevolmente superiore” rispetto a quelli dei loro omologhi che lavorano nel nostro Paese: 1.480 euro contro 1.040. Una differenza consistente compensata (a volte) da un costo della vita superiore e che cresce con il passare del tempo: a cinque anni dalla laurea, i magistrali italiani occupati all’estero guadagnano mediamente 2.146 euro netti al mese contro i 1.298 dei laureati che lavorano in Italia.