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Come fermare il terrorismo online

di Umberto Schiavella

internet Ormai lo sappiamo fin troppo bene, i terroristi sono molto attivi sulla rete, è qui che danno vita a strategie operative, cercano nuovi proseliti, comunicano con le diverse cellule autonome sparse per il mondo. È proprio attraverso internet che riescono a raggiungere diversi tipi di audience e coprire una vasta gamma di obiettivi. Disattivare siti o piattaforme dove i terroristi proliferano non ne garantisce comunque la fine, appena un sito viene oscurato, ne spunta fuori subito un altro pronto a prenderne il posto, magari con un nome diverso su un altro server, senza considerare il fatto che, sempre la rete, mette a loro disposizione una serie di strumenti atti a diffondere la loro cultura di morte, basti pensare all’uso che possono fare di Google Earth, di Street View o delle app di messaggistica istantanea, delle chat, dei forum o delle semplici email. Le attività di propaganda e proselitismo hanno sempre rivestito una funzione fondamentale all’interno dei gruppi terroristici, anche in epoca pre-internet. Pensiamo alle Brigate Rosse negli anni ’70, la rete ancora non esisteva, ma loro possedevano già un format comunicativo fatto di comunicati in ciclostile, un logo ben definito, la stella a cinque punte, e l’uso delle Polaroid, tutti elementi che permettevano di consentire un immediato riconoscimento dell’organizzazione e della sua attività. Successivamente erano i giornali a pubblicare i comunicati dei terroristi coadiuvati dall’azione dei telegiornali (TG1 e TG2) che diffondevano le notizie, notizie “controllate” con lo scopo di favorirne la comprensione e la fruizione da parte del pubblico. Oggi le cose non funzionano più così, i terroristi creano e gestiscono i loro contenuti in maniera autonoma, senza il filtro dello Stato, senza censure, arrivando direttamente ai destinatari, siano essi gli stessi governi o noi semplici cittadini.
Fermare e contrastare l’attività online dei terroristi non è impossibile, certo è complicato, ma non è neanche così semplice come credeva Donald Trump, il magnate americano candidato alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti quando, qualche tempo fa, dichiarava di voler spegnere internet in alcune zone del mondo per impedire ai terroristi di comunicare: “Dobbiamo incontrare Bill Gates e altra gente che può capire quello che sta succedendo. Dobbiamo contattarli e chiudere internet in qualche modo in certe aree”. In realtà è impossibile spegnere internet, il kill switch, come ha ricordato Tim Berners-Lee, non esiste, ma quello che si può fare e che forse stanno già facendo è provare a compromettere le comunicazioni online tra i vari gruppi terroristici.
Ma come si può agire? Ieri Microsoft ha annunciato una serie di iniziative volte a fermare il proliferare del terrorismo sulla rete contrastando la propaganda con una serie di misure tecniche. Il primo passo è stato la modifica dei termini di utilizzo dei suoi servizi come Docs, Outlook, Hotmail, OneDrive e la piattaforma Xbox live: a partire da ora tutti i contenuti di propaganda e incitamento al terrorismo saranno rimossi. Il colosso di Redmond si atterrà alla lista delle organizzazioni terroristiche compilata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e prenderà provvedimenti su qualsiasi testo, immagine, video o link pubblicati da organizzazioni che rientrano in tale elenco. Microsoft si impegnerà anche nella raccolta di informazioni e segnalazioni da parte di singoli utenti, organizzazioni o governi attraverso una pagina dedicata sul suo sito ufficiale. Un caso a parte costituisce Bing, il motore di ricerca di Microsoft continuerà a contenere e visualizzare contenuti incitanti alla violenza e al terrorismo a meno che quel link non sia stato segnalato precedentemente da qualcuno, utente, governo o associazioni. Questo perché il motore di ricerca non salva i dati come fanno altri servizi e i collegamenti ai contenuti legati al terrorismo potranno essere cancellati solo attraverso ordini giudiziari. Microsoft ha comunque dichiarato che i suoi ingegneri sono già al lavoro per sviluppare un algoritmo in grado di individuare velocemente tutti quei contenuti che includono materiale di matrice terroristica. A breve la casa di Redmond sarà anche in grado di avvisare gli utenti tramite un warning che si sta per accedere a materiali (testi, audio, foto, video) correlati al terrorismo.
Microsoft prova, dunque, a seguire le orme di Google e Twitter. Lo scorso febbraio Google aveva annunciato il suo impegno contro il terrorismo attraverso la creazione di una contro-narrazione: se un utente esegue delle ricerche sospette, tra i link sponsorizzati compaiono siti di Ong e altri soggetti portatori di messaggi antiterroristici. Inoltre, Big G aveva paventato anche l’ipotesi di modificare l’algoritmo del suo motore di ricerca al fine di abbattere la visibilità dell’Isis e dei suoi proseliti. Anche Twitter, qualche mese fa, ha rivisto le sue regole di utilizzo rendendo esplicito il diritto alla rimozione di quei tweet e alla sospensione temporanea o definitiva dell’account incriminato qualora eserciti abusi, molestie, intimidazioni, minacce e incitamento al terrorismo. Dalla metà del 2015 ai primi mesi del 2016 Twitter ha dichiarato di aver sospeso circa 125mila account, molti di questi legati alla propaganda e al reclutamento terrorista. Inoltre, il social dei 140 caratteri, ha attivato nuovi strumenti antispam e ampliato il team dedicato alla gestione delle segnalazioni in modo da velocizzare i tempi di risposta.
È innegabile che il web sia usato come “arma impropria” dai gruppi terroristici, ma è pur vero che può essere usato anche per contrastare attivamente il fenomeno del terrorismo. La rete può offrire elementi utili alle attività di monitoraggio, ricognizione ed intercettazione. Le informazioni acquisite possono essere conservate, classificate e analizzate permettendo di stabilire collegamenti, frequenze e ricorrenze tra singole persone o gruppi, nonché seguire gli spostamenti e le coincidenze geografiche. L’analisi della presenza sui social network e della navigazione web, l’intercettazione della corrispondenza online e della messaggistica istantanea, le immagini dei sistemi di video sorveglianza, sono solo alcune delle opportunità offerte dal web per tracciare l’identikit dei singoli soggetti a rischio o per disegnare le mappe delle diverse organizzazioni criminali.

 

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