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Lʼaumento di occupati riguarda soprattutto i servizi

fatturato_serviziUn migliore andamento del mercato del lavoro è stato rilevato nel 2015 in tutti i settori di attività economica (non solo in Italia), ma è nei servizi che si è osservata la maggiore crescita occupazionale. Questo segmento, infatti, è l’unico in cui i livelli hanno superato quelli del 2008. L’incremento – come spiega l’Istat nel Rapporto annuale 2016 – ha interessato soprattutto le attività finanziarie e assicurative, gli alberghi e ristorazione e i servizi alle imprese. Entrando poi nello specifico si scopre che l’incremento dell’occupazione dell’ultimo anno riguarda tutti i raggruppamenti professionali, a parte operai e artigiani che invece hanno registrato un calo dello 0,4%. Nelle professioni non qualificate è inoltre proseguita la risalita dell’occupazione (+1,6% nell’ultimo anno e +21% dal 2008, precisa l’Istat), ma anche tra quelle esecutive nel commercio e nei servizi (+1,1% nell’ultimo anno e +9,9%). Sempre nel 2015 va poi considerata la crescita delle professioni qualificate (+83 mila persone, l’1,1% in più in confronto al 2014).
Si tratta piuttosto di un recupero, comunque importante, vista la variazione negativa dal 2008 (-7,7%). Tuttavia l’incremento delle professioni qualificate nell’ultimo anno ha riguardato soprattutto gli uomini e, tra i comparti, le attività assicurative e finanziarie e i servizi alle imprese. Allo stesso modo la crescita delle professioni non qualificate ha compreso quasi esclusivamente gli uomini, italiani e stranieri, in particolare nei servizi alle imprese, nei trasporti e magazzinaggio, negli alberghi e ristoranti e in agricoltura.
L’aumento dell’occupazione si riflette così su tutte le figure presenti nel mercato del lavoro. Il lavoro standard, a tempo pieno e durata non determinata, che durante la crisi aveva evidenziato una contrazione certo non indifferente, ora rileva un incremento dello 0,4% (+65 mila unità rispetto al 2014), soprattutto tra i dipendenti. Ma nel confronto con il 2008, anno di inizio della crisi, l’incidenza del lavoro standard sul totale dell’occupazione è scesa dal 77 al 73,4%.
Tra gli autonomi l’incremento è concentrato esclusivamente tra coloro che hanno personale alle dipendenze, soprattutto nelle attività finanziarie e assicurative e i servizi alle imprese. Infine, osserva l’Istat, “tra gli autonomi risultano in aumento sia le professioni qualificate sia quelle non qualificate, mentre tra i dipendenti crescono soprattutto quanti svolgono una professione esecutiva nel commercio e nei servizi”. Operai e artigiani, al contrario, sono diminuiti sia tra i dipendenti sia tra gli autonomi.
I lavoratori autonomi sono stati tra i più colpiti dalla crisi economica. Secondo uno studio Confesercenti tra il 2007 e il 2015 sono diminuiti del 10%. E secondo la Cgia di Mestre (che includeva tra gli autonomi i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti e i coadiuvanti familiari) nel corso del 2014 il 24,9% delle famiglie, con reddito principale quello da lavoro autonomo, ha vissuto con una disponibilità economica inferiore a 9.455 euro annui.

 

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