L’economia britannica prima del voto | T-Mag | il magazine di Tecnè

L’economia britannica prima del voto

"Leave" o "Remain": il 23 giugno è in programma il referendum su Brexit, ovvero l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea

david_cameronIl tasso di disoccupazione del Regno Unito si attesta al 5% – decimale più, decimale meno –, raggiungendo valori ai minimi in circa un decennio. Il numero degli occupati nel trimestre (fino ad aprile) è cresciuto di oltre 50 mila unità in un anno mentre in aumento, di oltre due punti percentuali, risultano i salari. Se i salari diminuiscono e i prezzi restano stabili (o crescono), allora calerà il potere d’acquisto e, di conseguenza, anche i consumi. Riducendosi la domanda, le imprese sono così costrette a ridurre la produzione e quindi a utilizzare meno lavoratori nei cicli produttivi. Negli ultimi mesi, insomma, quello del Regno Unito si è rivelato un modello virtuoso: disoccupazione in diminuzione, salari in crescita.
Tutto questo, però, potrebbe sfumare sotto gli effetti della Brexit, il cui referendum si terrà a breve, il 23 giugno. Già diversi studi hanno mostrato quali ripercussioni economiche avrebbero un impatto negativo in caso di uscita del Regno Unito (in termini di perdita di Pil, un aumento delle tasse per i cittadini, livelli occupazionali). L’ultimo in ordine di tempo è stato il Fondo monetario internazionale, che ha avvertito: l’economia britannica, nell’ipotesi di Brexit, subirebbe un brusco stop e già dal prossimo anno sarebbe in recessione.
È un’economia in salute, quella britannica. La produzione industriale è cresciuta del 2% ad aprile e l’indice Pmi manifatturiero è tornato nel mese di maggio sopra i 50 punti base, mentre quello dei servizi è saldamente in territorio positivo. Le vendite al dettaglio hanno evidenziato, a maggio, un ulteriore incremento.
A pagare le conseguenze più dirette di una Brexit potrebbero essere proprio i consumatori a causa di una più che possibile svalutazione della sterlina che renderebbe i prodotti di importazione meno accessibili. Ma anche le aziende esportatrici, in quanto gli accordi commerciali andrebbero rinegoziati.
Tra i principali partner europei, per quanto riguarda l’export, l’Italia è meno esposta rispetto alla Germania (lo siamo di più nei confronti di Berlino o della Spagna), ma la perdita non sarebbe del tutto indifferente. Tra gli aspetti che sembrano preoccupare maggiormente gli osservatori, i posti di lavoro a rischio. Specialmente quelli dei tanti cittadini europei che risiedono in Gran Bretagna, alle prese con eventuali nuove regole sulla libera circolazione (si contano circa 600 mila italiani che lavorano oltremanica).

 

Scrivi una replica

News

Via libera di Camera e Senato alle risoluzioni sul Def

Il Parlamento ha approvato il Def, il Documento di economia e finanza. Le Aule di Camera e Senato hanno dato il via libera alle risoluzioni…

24 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

Giorgetti: «Il nuovo Patto di stabilità è sicuramente un compromesso»

Il nuovo «Patto di stabilità approvato ieri dal Parlamento europeo è sicuramente un compromesso,non è la proposta che il sottoscritto aveva portato avanti in sede…

24 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

«Nel 2023 in Italia oltre 1.400 attacchi cyber»

Nel 2023 l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha trattato 1.411 attacchi cyber, in crescita su base annua (+29%). Aumentati anche i soggetti colpiti, passati da…

24 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

Ucraina, la Commissione europea ha erogato la seconda tranche del finanziamento ponte eccezionale a Kiev

La Commissione europea ha erogato all’Ucraina la seconda tranche del finanziamento ponte eccezionale nell’ambito dell’Ukraine facility. L’importo è di 1,5 miliardi di euro. «L’Ucraina porta…

24 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »
Testata registrata presso il tribunale di Roma, autorizzazione n. 34/2012 del 13 febbraio 2012
Edito da Tecnè S.r.l - Partita Iva: 07029641003
Accedi | Disegnato da Tecnè Italia