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Cresce l’export italiano, ma non la quota di mercato

export2Nel 2015 il commercio mondiale di beni è diminuito drasticamente rispetto all’anno precedente. Si parla di una contrazione di 13,2 punti percentuali, risultato di un calo del 16,1% dei valori medi unitari e del lieve aumento, +3%, dei volumi scambiati. Giù anche il valore dell’interscambio di servizi: -6,1%. Buone notizie invece sul fronte degli investimenti esteri diretti, cresciuti di ben 38 punti percentuali.
E’ quanto emerge dall’Annuario statistico Istat-Ice su Commercio estero e Attività internazionali delle imprese, nel quale i due uffici statistici sottolineano comunque le buone performance dell’Italia.
Nel nostro Paese, infatti, l’avanzo commerciale è aumentato nuovamente, attestandosi a 45,2 miliardi di euro, 3,2 miliardi in più rispetto al 2014. Una crescita che frutto dell’aumento del 3,8% del valore delle merci esportate e di un aumento 3% di quelle importate. Nonostante ciò si rileva però una lieve contrazione della quota di mercato dell’Italia sul totale delle export mondiale: da 2,84% a 2,79%.
I principali mercati di sbocco delle merci italiane sono Germania (con una quota del 12,3%) e Francia (10,3%), seguite da Stati Uniti (con una quota in questo caso dell’8,7%), Regno Unito (5,4%) e Spagna (4,8%).
Gran parte delle imprese esportatrici, il 45,6%, sono imprese manifatturiere e generano l’83,9% del valore complessivo delle esportazioni industriali e dei servizi. Nel 40,2% si tratta invece di imprese commerciali e nel 14,1% di altre tipologie di imprese esportatrici.
Un fattore determinante per le performance dell’export è la dimensione dell’impresa stessa: le imprese più grandi, ovvero quelle con numero di addetti superiore alle 250 unità, hanno realizzato il 45,5% delle esportazioni nazionali, contro il 30,1% delle imprese di media dimensione ed il 24,5% di quelle più piccole.

 

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