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Digital divide: minore crescita, meno posti di lavoro

di Umberto Schiavella

mercato_digitaleIn Italia gli investimenti digitali rappresentano mediamente il 4,7% del Pil, mentre nel resto d’Europa arrivano al 6,4%. Il digital divide, nel nostro paese, è ancora evidente: il 28% degli italiani non ha mai usato internet, solo il 6,5% delle piccole e medie imprese vende attraverso l’e-commerce contro la media europea del 16% e sono solo 11,6 milioni le famiglie italiane in grado di accedere ad Internet tramite una connessione ADSL. Un ritardo digitale valutabile in circa due punti del Pil e nella mancata creazione di quasi 700mila posti di lavoro. Questi i dati che emergono dal Forum dell’economia digitale promosso da Facebook Italia e Confindustria Giovani Imprenditori che si è svolto a Milano qualche giorno fa.
L’Italia è 24esima su 28 paesi in termini di competenza digitale, sia rispetto agli individui, sia delle imprese. L’Italia è ultima in termini di utilizzo degli strumenti online, soprattutto per quanto riguarda le transazioni, le interazioni e la lettura delle notizie. Sempre nel nostro paese le Pmi raggiungono in media l’8,2% del proprio fatturato in rete contro una media del 9,4% dell’Europa e lo scarto è più ampio quando si parla di grandi imprese, l’11% contro il 24%. Eppure molti analisti concordano nel dire che il digitale è un efficace volano per aumentare le esportazioni, esportazioni che al momento, in Italia costituiscono solo il 29% dell’economia nazionale. Diversa la situazione della Germania dove il governo ha attuato un forte programma per la manifattura digitale 4.0 spingendo sull’innovazione arrivando così ad un valore delle esportazioni pari al 50% dell’introito economico nazionale.
È attraverso la digitalizzazione che si potranno valorizzare i settori di punta italiani come l’automotive, la manifattura, il food, il turismo e il luxury, digitalizzazione in grado di influire in maniera positiva anche sull’occupazione: si calcola che in tutta Europa ben 900mila posti di lavoro non vengono occupati per mancanza di competenze digitali. Recentemente l’Istat ha analizzato l’impatto sulle micro-imprese della realizzazione delle nuove reti nelle aree bianche, ossia quelle zone in cui le infrastrutture per la banda larga sono inesistenti e nelle quali è poco probabile che le stesse saranno sviluppate nel prossimo futuro. In queste aree, secondo lo studio, vi sarebbe stato un aumento della produttività del 7% fino al 23% con un incremento per singolo addetto di 4.900 euro. I maggiori benefici, a livello territoriale, riguarderebbero le imprese attive nel Nord-Ovest con un aumento di valore aggiunto del 14%. Durante il convegno si è parlato delle nuove opportunità che derivano dall’interazione tra le imprese e un big di Internet come Facebook. Il social di Menlo Park ha da poco raddoppiato i suoi uffici a Milano e guarda con sempre maggior interesse alle piccole e medie imprese italiane che da sole rappresentano il 67,3% del Pil, la percentuale più alta in Europa. In tutto il mondo sono ben 50 milioni le imprese che utilizzano in maniera attiva le pagine del social. Al momento non esistono dati relativi alla sola Italia, ma basti pensare che, nel nostro paese, su 30 milioni di utenti Internet ben 28 milioni sono su Facebook e di questi, almeno 25 milioni si connettono alla piattaforma tramite un dispositivo mobile.
Secondo i giovani di Confindustria, il sistema produttivo italiano, attraverso lo sviluppo delle tecnologie digitali, deve tendere verso un’industria innovativa, sostenibile e interconnessa, è questo il futuro dell’impresa nel nostro paese. E il ruolo dello Stato, anche in questo contesto è fondamentale. Secondo il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia, la digitalizzazione permetterà alla Pubblica Amministrazione di risparmiare 800 milioni di euro in tre anni, cifra che potrà poi essere reinvestita in innovazione.

 

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