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Anche i colossi scommettono sullʼe-commerce

acquisti_onlineL’acquisizione della piattaforma per il commercio online Jet.com da parte di Wal-Mart, colosso statunitense della grande distribuzione, è una delle più grandi nella storia dell’e-commerce (tre miliardi di dollari). L’obiettivo (non dichiarato ufficialmente) è lanciare la sfida ad Amazon, leader assoluto del mercato elettronico. Il settore dell’e-commerce, nel suo complesso, è molto redditizio. Negli ultimi anni è alquanto cresciuto, sempre più utenti acquistano online i prodotti di cui necessitano e le aziende beneficiano delle ulteriori possibilità che derivano dall’universo dell’economia digitale.
L’incremento di transazioni e del giro di affari si è verificato anche negli anni della crisi economica, mostrando così una maggiore vivacità rispetto agli altri mercati. Solo in Italia, per rendere l’idea, secondo l’ultimo Osservatorio Netcomm-Politecnico di Milano alla fine del 2016 il valore complessivo delle vendite online sarà destinato a superare i 19 miliardi di euro, all’incirca dieci in più rispetto al 2011. Sul 2015, poi, il giro d’affari dell’e-commerce potrebbe aumentare del 17%.
I settori che trainano di più le vendite online – che alla fine dell’anno potrebbero rappresentare nel nostro paese il 5% del totale – sono il turismo (+11%), l’informatica e l’elettronica (+22%), l’abbigliamento (+25%) e l’editoria (+16%), ma anche l’agroalimentare e l’arredamento. Tuttavia, se si prendono in considerazione diverse variabili (dal lato delle imprese e dal lato dei consumatori), emergono allora lacune importanti che pongono l’Italia in fondo alla classifica europea.
Lo scorso anno, stando ad un’indagine del Centro studi ImpresaLavoro realizzata su dati della Commissione europea, era emerso che soltanto il 5,34% delle imprese italiane vende online i propri beni e servizi. Un risultato deludente, soprattutto se confrontato con l’Ue il cui dato medio si attesta al 15,8%.
Certo è che anche la tecnologia può venire incontro alle esigenze delle aziende, specie le piccole imprese, che tramite l’utilizzo di piattaforme ad hoc possono sviluppare i propri “negozi” online. Strutture come Shopify, ad esempio, che permettono ai venditori di “esporre” la merce in vetrine personalizzabili, catalogando i prodotti in vendita. Ad oggi, però, siamo lontani dai paesi ai vertici (Repubblica Ceca, Danimarca e Croazia), ma anche da Germania, Gran Bretagna, Spagna, Francia e Grecia.
È altrettanto vero, però, che confrontando il segmento delle vendite online con l’intero mondo del commercio, tra il 2009 e il 2015 – come rilevato recentemente da Unioncamere – le imprese della vendita al dettaglio attraverso internet sono aumentate di 8.994 unità, più che raddoppiate in sei anni (quasi 15 mila quelle iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio a fine 2015). Nello stesso periodo, l’insieme del settore del commercio al dettaglio – poco più di 870 mila aziende – ha guadagnato solo 7.170 imprese.

 

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