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Frena la ripresa economica dell’Italia

Il quadro dell'Istat: peggiorano le attese

impresa manifatturieraNel secondo trimestre l’economia italiana ha interrotto la sua fase espansiva (riportando una variazione nulla) che, seppur lentamente, proseguiva ormai dal primo trimestre del 2015, quando si registrò la prima variazione congiunturale positiva del Pil (+0,4%) dopo anni consecutivi di cali. Una fase di debolezza che, secondo l’Istat, potrebbe protrarsi nei prossimi mesi, l’indicatore anticipatore dell’economia rimane infatti in territorio negativo a luglio.
A determinare la frenata del Pil sono stati da un lato la contrazione del valore aggiunto generato dall’industria, in calo dello 0,8%, bilanciato, dall’altro, da una variazione positiva del commercio con l’estero (l’import ha segnato un +1,5% e l’export un +1,9%). Nullo invece il contributo interno: i consumi familiari nazionali sono infatti aumenti di un timido 0,1% a fronte di un calo dello 0,3% della spesa della Pubblica amministrazione e di un -0,3% degli investimenti fissi lordi.
Per quanto riguarda invece le imprese, oltre al calo che ha interessato il valore aggiunto delle industrie (-0,8%), l’Istat segnala una variazione positiva del valore aggiunto del settore delle costruzioni (+0,1%), come anche per il contributo dei sevizi(+0,2%). Il valore aggiunto delle attività professionali e di supporto è aumento dello 0,5%, quello del commercio, del trasporto e dell’alloggio dello 0,4%, come anche quello delle attività immobiliari. Flessioni si registrano invece per il contributo delle attività finanziarie, -0,6%.
Tornando alla manifattura, oltre alle rilevazioni dell’Istat che segnalano anche un calo consistente della fiducia e un peggioramento delle attese, si registra una flessione dell’indice Pmi calcolato da Markit. Nel dettaglio l’indice Pmi manifatturiero arretra al di sotto della soglia dei 50 punti (che divide una fase di contrazione economica da quella di espansione) attestandosi a 49,8 punti. Al contrario l’indice Pmi dei servizi si è portato a 52,3 punti, contribuendo positivamente ai 51,9 punti dell’indice composito.
Dal lato delle famiglie, come anticipato, l’Istituto di statistica ha registrato un rallentamento dei consumi finali nazionali (al +0,1%). In particolare a venire meno rispetto alle precedenti rilevazioni sono state la spesa per beni non durevoli (-0,1% nel secondo trimestre contro il +0,6% del primo) e quella per i beni durevoli (che riporta una variazione nulla, a fronte del +1,2% registrato nel periodo gennaio-marzo). Bene la spesa per i beni semidurevoli che dopo il calo dello 0,9% del primo trimestre, inverte la rotta aumentando dello 0,7%. Il rallentamento della situazione economica del Paese, come anche le attese sulla disoccupazione, hanno comportato un peggioramento delle attese dei consumatori.
Gli ultimi dati resi noti dall’Istat segnalano una battuta d’arresto anche per il mercato del lavoro. A luglio gli occupati, infatti, sono diminuiti dello 0,3% (contrazione determinata quasi esclusivamente dai lavoratori indipendenti, diminuiti di 68mila unità). In calo dello 0,1% anche il tasso di disoccupazione, che si porta all’11,4% segnando un -0,1% rispetto alle rilevazioni precedenti.

 

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