Italia agli ultimi posti in Europa per tasso di occupazione
Quando si analizza l’andamento del mercato del lavoro si tende a dare maggiore risalto al tasso di disoccupazione, talvolta dimenticando l’importanza di quegli indicatori accessori, sintomatici della dinamicità del mercato stesso. Guardando al tasso di occupazione, soprattutto, si noterebbe per il caso italiano un mercato sostanzialmente fermo. È anche il confronto europeo a confermarlo. Nelle ultime rilevazioni Istat il tasso di occupazione in Italia risulta essere, stabile, al 57,3%. Nella media del secondo trimestre (dati Eurostat) si attesta al 57,7%, al pari cioè di Croazia e sopra la Grecia, ma alle spalle della Spagna, che pure presenta un tasso di disoccupazione più alta. Da cosa dipende questa apparente discrepanza?
Il tasso di disoccupazione, lo ricordiamo, è un indicatore che tiene in considerazione il numero di persone che cercano lavoro sul totale della popolazione attiva, senza però trovarlo (contribuisce, perciò, a determinare la partecipazione al mercato del lavoro). Il tasso di occupazione, al contrario, è il rapporto tra occupati e, per dirla con Istat, la corrispondente popolazione di riferimento.
Sul fronte occupazionale nel 2015 l’Italia si è collocata agli ultimi posti, con una percentuale complessiva pari al 60,5% (Eurostat). Ben lontani da noi sono Svezia (80,5%), Germania (78%), Gran Bretagna (76,9%), Danimarca ed Estonia (76,5%) e Olanda (76,4%). Ma anche Francia (70%) e Spagna (62%) ci superano. Un anno prima Italia e Spagna presentavano entrambe un tasso di occupazione al 59,9%, sopra Croazia (59,2%) e Grecia (53,3%).
Osservando il trend relativo al secondo trimestre 2016, poco cambia rispetto al 2015: l’Italia è sopra la Grecia, ma al pari della Croazia. Spagna (tasso di disoccupazione al 19,5% ad agosto) e Francia (disoccupazione oltre il 10% nello stesso periodo) precedono il nostro paese. L’obiettivo fissato dalla strategia Europa 2020 – garantire un posto di lavoro ad almeno il 75% della popolazione d’età compresa tra i 20 e i 64 anni – è ancora lontano dall’essere centrato, non solo in Italia.
Al momento, stando ai dati 2015, la Germania è tra i pochi ad avere raggiunto l’obiettivo, considerato che il target varia di paese in paese ed è strettamente connesso alle possibilità e alle capacità di ogni Stato membro. L’Italia, in questo senso, dovrebbe garantire un’occupazione al 67% dei lavoratori tra i 20 e i 64 anni.