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I risultati di Garanzia Giovani nell’Ue

Secondo Bruxelles, lʼiniziativa ha contribuito ad abbassare il tasso di disoccupazione giovanile e lʼincidenza dei NEET

lavoro_giovani_disoccupazioneIl programma Garanzia Giovani sta centrando gli obiettivi per il quale era stato lanciato dall’Unione europea nel 2013. Secondo Bruxelles, il programma ha dato un’opportunità di lavoro o di formazione a 9 milioni di giovani europei, contribuendo ad abbassare il tasso di disoccupazione giovanile, portandolo dal 24,4% del 2013 al 18,9% del 2016 (-5,5%).
La Commissione europea osserva che l’iniziativa ha ottenuto risultati positivi anche in Italia. A oltre due anni di distanza dal suo lancio – nel nostro Paese il programma è stato avviato il 1° maggio del 2014 –, il 64,1% dei ragazzi italiani, che ha accettato un’offerta di impiego o di formazione, a sei mesi dalla fine del progetto era di nuovo impiegato. Una percentuale superiore alla media europea, pari al 35,5%.
Va però osservato che, contrariamente a quanto accade nel resto dell’UE – il 70% delle proposte presentate ai ragazzi europei sono offerte di lavoro, mentre i tirocini e l’apprendistato rappresentano rispettivamente il 20% e il 10% delle proposte complessive –, nel nostro Paese il programma Garanzia Giovani propone principalmente tirocini (oltre il 60%) mentre le offerte di lavoro sono il 30%.
Secondo l’UE, l’iniziativa ha permesso di ridurre anche l’incidenza dei NEET – l’acronimo che sta per l’inglese Not in Education, Employment or Training e indica tutti quei giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano né sono impegnati in percorsi di formazione o studio – d’età compresa tra i 15 e i 24 anni, abbassandola dal 13,2% del 2012 al 12% nel 2015 (anche se rimane ancora al di sopra dei livelli del 2008, quando l’incidenza era al 10,9%). Una notizia sicuramente positiva.
I NEET rappresentano un costo sociale ed economico, del resto: bisogna tener conto infatti della spesa pubblica provocata dall’inattività e delle entrate che non avvengono a causa della mancata partecipazione al mercato del lavoro di questa fascia di popolazione.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE) stima che le capacità che vanno perse a causa dei NEET italiani rappresentano l’1,4% del Prodotto interno lordo (PIL) del nostro Paese. Peggio dell’Italia fanno soltanto Grecia (2%) e Turchia (3,4%).

 

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