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Il contributo degli investimenti esteri

Gli IDE offrono un contributo rilevante alla crescita economica di un Paese, in particolare sul fronte occupazionale

corsa_investimenti_impreseLa Banca d’Italia osserva che la debolezza della ripresa italiana dipende in larga parte dai bassi investimenti. Eppure incentivarne la crescita potrebbe contribuire anche alla creazione di nuovi posti di lavoro. Dall’inizio dell’anno scorso, il contributo degli investimenti alla crescita del Prodotto interno lordo (PIL) italiano è stato di circa mezzo punto percentuale contro gli otto decimi della media della zona euro e i 1,5 punti della Spagna.
Eppure, osserva via Nazionale, la politica monetaria della Banca centrale europea (BCE) ha migliorato le condizioni creditizie, che non rappresentano più un ostacolo agli investimenti. Di qui l’invito al governo a trovare un modo per incentivare gli investimenti (italiani e stranieri).
Del resto gli investimenti offrono un contributo rilevante alla crescita economica di un Paese e sul fronte occupazionale, creando nuovi posti di lavoro.
Nel suo European attractiveness survey 2016, l’EY ha quantificato che nel 2015 gli investimenti esteri diretti (IDE) verso l’Europa hanno dato un’occupazione a circa 220mila persone.
In Italia le cose non vanno altrettanto bene, però. Secondo l’EY, i 55 investimenti esteri diretti verso il nostro Paese hanno creato 1.383 posti di lavoro.
Poca cosa rispetto a quanto accaduto altrove: nel Regno Unito, che occupa il primo posto nella classifica che elenca i Paesi in base al numero di posti di lavoro creati dagli IDE, gli investimenti stranieri hanno dato un impiego a 42.336 persone. Mentre in Polonia e Germania – rispettivamente al secondo e al terzo in questa graduatoria – i posti di lavoro creati dagli IDE sono stati rispettivamente 19.651 e 17.126.

 

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