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Perché la Germania piace di più

Lʼeconomia tedesca gode di buona salute, nonostante la decelerazione degli scambi mondiali e unʼattività economica in lieve rallentamento

football-362118_1280La Germania è, nel Vecchio continente, la destinazione preferita degli italiani che decidono di recarsi all’estero (per motivi di lavoro o altro). Anche più del Regno Unito, secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes. Il paese, che negli ultimi tempi ha risentito del rallentamento degli scambi mondiali, resta l’economia trainante dell’Eurozona. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, nonostante le difficoltà a livello globale, il contributo della Germania alla crescita dell’area dell’euro sarà molto importante: l’economia tedesca aumenterà dell’1,7% quest’anno e dell’1,4% il prossimo a fronte di un ritmo analogo nell’Eurozona (+1,7% nel 2016; +1,5% nel 2017).
Ma la Germania attrae soprattutto per due condizioni: la stabilità del mercato del lavoro e i salari superiori ai nostri. Per quanto riguarda la prima, con una disoccupazione da tempo stabilmente intorno al 4,2% (percentuale confermata ad agosto, dati Eurostat) e una disoccupazione giovanile tra le più basse in Europa (6,9%), non è difficile comprendere la sua capacità attrattiva. Ancora ad agosto, il numero degli occupati si è attestato a 43,6 milioni, in aumento di 505 mila sull’anno (+1,2%).
Nonostante la Bce abbia più volte sottolineato l’opportunità di aumentare i salari, dato il surplus commerciale, e nonostante un rallentamento delle retribuzioni registrato nel secondo trimestre dell’anno, in Germania, stando anche ad un recente studio di Gi Group, il divario salariale con l’Italia è elevato: gli stipendi sarebbero più alti del 30% rispetto al nostro paese (o anche più, dipende dalle figure professionali).
Nel 2014, tuttavia, era stata la Bundesbank ad auspicare un aumento dei salari in Germania allo scopo di rafforzare domanda interna e crescita. E nell’ultimo anno, in effetti, la Germania è riuscita a compensare il calo dell’export (in particolare verso la Cina) incrementando da un lato le vendite verso altri mercati e dall’altro la spesa delle famiglie e dei consumi, sostenuta dagli elevati standard occupazionali (anche se ad agosto le vendite al dettaglio hanno mostrato una lieve contrazione).
Per il Fondo monetario internazionale, l’accumulo di surplus di partite correnti (gli scambi con l’estero di beni e servizi) dovrebbe spingere la Germania ad investire di più. Ad ogni modo, nel mese di luglio, considerato il calo consistente dell’export, il surplus si è attestato a 19,4 miliardi di euro, in diminuzione dai +21,4 di giugno. A conferma di una fase altalenante che sta condizionando le principali economie, a luglio la produzione industriale tedesca aveva fatto registrare una perdita dell’1,5%, il peggior calo negli ultimi due anni.
Ad agosto, però, il recupero, con una crescita della produzione industriale del 2,5%. Tuttavia, l’indice Pmi composito (sintesi dei risultati di manifattura e servizi) ha frenato a settembre a 52,8 punti dai precedenti 53,3, mettendo in evidenza il rischio di una possibile flessione dell’attività economica nell’ultima parte dell’anno.

 

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