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I costi sociali legati all’obesità

Oltre che un problema per la salute, anche l'impatto economico - tra costi sanitari e mancata produttività - non è trascurabile
di Silvia Capone

L’Eurostat, l’istituto statistico dell’Unione Europea, ha diffuso un rapporto sulla salute dei cittadini europei e in particolare sul tasso di obesità adulta, calcolato attraverso il BMI, il Body Mass Index (secondo cui risulta obeso chi ha un BMI>30). Stando ai dati, nel 2014 quasi un adulto su sei era obeso, ovvero il 15,9% della popolazione con più di diciotto anni; poco più della metà, il 51,6%, era normopeso; il 2,3% sottopeso; il 35,7% sovrappeso. La classifica vede Malta al primo posto per tasso di adulti obesi (26%), seguita da Lettonia (21,3%), Ungheria (21,2%), Estonia (20,4%) e Regno Unito (20,1%). L’Italia risulta penultima, con il 10,7% seguita solo dalla Romania, 9,4%. Le altre variabili messe in evidenza dall’Eurostat, che condizionano la tendenza del peso sono, oltre la nazionalità, la classe d’età e il livello d’istruzione, mentre resta pressoché invariato il tasso al variare del genere (a livello europeo).

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CLASSI DI ETÀ, ISTRUZIONE, DIFFERENZE DI GENERE
Per quanto riguarda l’età, la fascia più colpita risulta quella tra i 64 e i 75 anni, con una percentuale pari a 22,1, mentre tra i 18 e i 24 anni risultano meno persone obese, solo il 5,7%. Il terzo fattore è il livello d’istruzione perché al crescere di quest’ultimo, diminuisce il tasso di obesità. Il gap che si presenta al livello europeo è di 8,4 punti percentuali, essendo il 19,9% di coloro che posseggono un basso livello di istruzione obesi contro un tasso di obesità all’11,5% di chi raggiunge un grado di istruzione più elevato. L’ultimo elemento da tenere in considerazione è il genere, anche se in modo non rilevante a livello europeo quanto nei singoli paesi. La proporzione di obesità è più alta per gli uomini in metà paesi membri e più alta per le donne nell’altra metà. Significative differenze le troviamo al livello nazionale, dove i paesi con un dislivello maggiore, a causa di un più alto tasso di obesità maschile sono Malta (4,2%), Croazia (3,9%) e Slovenia (3,6%) mentre il gap causato da una maggiore obesità femminile è più evidente in Lituania (5,8%), Lettonia (4,4%) e Olanda (3,6%).

IN ITALIA
Evidenziando in particolare il caso italiano, si nota che il tasso di obesità adulta risulti molto basso rispetto ai paesi europei (10,7%), ma coincidono le differenze per età. Infatti, la classe tra i 64 e i 75 anni, anche nel nostro paese è quella più colpita con un’incidenza del 15,7 (è al 3,3% tra i 18-24enni). I valori medi italiani ricalcano quelli europei anche per i fattori quali il genere, essendo il gap tra uomini e donne di quasi un solo punto percentuale, e il livello di istruzione: il 14,2% degli aventi un basso livello si istruzione hanno un BMI>30, condizione che interessa il 5,8% degli istruiti. Nonostante i dati non siano negativi rispetto a quelli che troviamo negli atri paesi membri dell’Ue, in Italia si è ultimamente parlato dell’obesità come piaga sociale, da punto di vista economico e della salute del singolo. Questa malattia non è considerata pericolosa solo nel suo apice di gravità, ma anche nelle fasi precedenti quali il sovrappeso e l’obesità infantile. Quest’ultima in particolare è presente in Italia con un’incidenza del 9,8% sul totale dei bambini, da sommare ad un 20,9% in sovrappeso.

COSTI SOCIALI
Da qui derivano conseguenze quali i risaputi problemi cardiovascolari, cancro e diabete, ma anche costi economici non indifferenti che comprendono non solo le persone obese, ma anche coloro che sono in sovrappeso, ovvero circa il 40% della popolazione italiana. Secondo i dati emersi dall’Italian Barometer Diabetes Forum, il sovrappeso e l’obesità costa alla nazione nove miliardi di euro, di cui 4,5 gravano sulle casse del Servizio Sanitario nazionale e la restante metà destinata a costi non sanitari quali la perdita di produttività, l’assenteismo e la morte precoce.
A questi si aggiungono i dati che emergono in occasione della Giornata europea contro l’obesità del 21 maggio 2016, durante la quale il Presidente della Società italiana dell’obesità, Sio, Paolo Sbraccia ha dichiarato che oggi il costo economico della malattie è pari a 70 miliardi nell’UE (divisi tra costi sanitari e mancata produttività),un ammontare sottovalutato dai sistemi sanitari e dai decisori politici, soprattutto se si considerano le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui il sovrappeso e l’obesità sono il quinto più importante fattore di rischio per mortalità globale e i processi attribuibili all’obesità sono nel mondo almeno 2,8 milioni l’anno.

 

1 Commento per “I costi sociali legati all’obesità”

  1. […] rischiano così patologie legate alla malnutrizione (quindi non solo alla sotto nutrizione), come l’obesità, che secondo i dati si riscontra maggiormente nelle famiglie con un basso […]

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