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Come cambiano le abitudini a tavola

Tornano le differenze di ceto. Nel periodo 2007-2015 la spesa che le famiglie italiane dedicano all’alimentazione è diminuita del 12,2%. L'indagine del Censis
di Silvia Capone

Secondo i dati del Censis, nel periodo 2007-2015 la spesa che le famiglie italiane dedicano all’alimentazione è diminuita del 12,2% in termini reali, il calo ha interessato maggiormente le famiglie a basso reddito che hanno ridotto i consumi per alimenti del 19,4%. In generale lo studio mette in evidenza che 16,6 milioni di italiani hanno ridotto il consumo di carne, 10,6 milioni il consumo di pesce e 3,5 di frutta e verdura.

pasta

Nel dettaglio si rileva che sono le famiglie meno abbienti a ridurre maggiormente i consumi per alimenti, dopo aver tagliato già la spesa per vacanze, regali e cene fuori, in quanto il 45,8% di esse hanno ridotto il consumo di carne contro il 32% delle famiglie benestanti. Il gap si presenta per tutti quegli alimenti base e tipici della dieta mediterranea come appunto pesce, per cui è diminuita la spesa per il 35,8% delle famiglie a basso reddito contro il 12,6% di quelle più ricche, e la verdura il cui consumo per le prime famiglie considerate si è ridotto del 15,9% mentre solo del 4,4% per quelle ad alto reddito. In sostituzione a questi alimenti base si preferiscono cibi precotti, già pronti e alimenti più convenienti ma meno nutrienti.
Le differenze che si riscontrano nei carrelli delle famiglie italiane fanno riemergere un problema precedente al boom economico, quello che oggi è definito food social gap, ovvero si va ad ampliare la forbice di spesa dedicata all’alimentazione tre le famiglie abbienti e quelle a basso reddito. Quindi le differenze sociali vengono a manifestarsi anche e soprattutto a tavola come succedeva quando mangiare la carne tutti i giorni era considerato un lusso. A livello europeo solo i greci hanno ridotto più degli italiani la spesa pro capite per carne nel periodo tra il 2007 e il 2015, scesa da noi del 23%.
La preferenza per cibi con un basso contenuto nutrizionale, ma nettamente più economici, ha ripercussioni inevitabili anche sulla salute degli italiani che rischiano così patologie legate alla malnutrizione (quindi non solo alla sotto nutrizione), come l’obesità, che secondo i dati si riscontra maggiormente nelle famiglie con un basso reddito.

 

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