I lavoratori a basso reddito nell’UE
L’Eurostat rileva che in Italia la quota di lavoratori a basso reddito è inferiore alla media registrata nell’Unione europea e nella zona euro. Ma il dato è influenzato dalla soglia al di sotto della quale un lavoratore è considerato a basso reddito e che varia da Paese a Paese.
In Italia – i dati del report dell’Eurostat sono relativi al 2014 –, i lavoratori a basso reddito sono il 9,4% del totale. Una quota più bassa rispetto alla media europea (nell’UE è al 17,2%) e a quella registrata nelle principali economie europee. Tra i Paesi della zona euro, in particolare, percentuali più basse sono state rilevate soltanto in Francia, dove i lavoratori a basso reddito sono l’8,8% del totale, Finlandia (5,3%) e Belgio (3,8%). Nell’Eurozona, più in generale, la media è del 15,9%.
Mentre l’elenco dei Paesi, dove i lavoratori a basso reddito sono più numerosi, include la Lettonia (25,5%), la Romania (24,4%), la Lituania (24%), la Polonia (23,6%), la Germania (22,5%), l’Irlanda (21,6%) e il Regno Unito (21,3%).
Tuttavia l’Eurostat osserva che le notevoli differenze, esistenti tra le diverse economie, sono dovute alla soglia al di sotto della quale un lavoratore viene considerato a basso reddito. Soglia che varia da Paese a Paese.
In Italia, i lavoratori a basso reddito sono considerati tali perché percepiscono una paga oraria inferiore agli 8,3 euro. In Francia e in Germania la soglia sale rispettivamente a 10 e 10,5 euro, pur restando al di sotto di quella irlandese (13,4 euro), olandese (10,7 euro) e danese (17 euro orari). Soglie molto basse in Bulgaria (1,1 euro all’ora), Romania (1,4 euro), Portogallo (3,4), Slovacchia (2,9), Lettonia e Lituania (2,2).
Dal report emerge che esistono importanti differenze a seconda del genere (nell’UE il 21,1% delle donne è a basso reddito contro il 13,5% dei colleghi uomini), dell’età (il 30,1% dei lavoratori under 30 è a basso reddito mentre fra gli occupati d’età compresa tra i 30 e i 59 anni lo sono il 14%) e dall’istruzione ricevuta: più è alto il titolo di studio che si possiede, maggiori sono le possibilità di guadagnare più della media nazionale.