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Su produzione e ordini, il recupero del settore manifatturiero

L'indice Pmi a novembre è migliorato oltre le attese. L'Italia mantiene il secondo posto in Europa per valore della produzione
di Redazione

Prosegue il recupero della produzione industriale italiana, sebbene ancora incerto e lontano dai valori pre-crisi. Nel mese di ottobre, su base congiunturale, la variazione è nulla, in rialzo rispetto allo stesso periodo del 2015. Il manifatturiero, però, ha recentemente registrato una nuova impennata, con l’attività – secondo l’indice Pmi – in netto miglioramento nell’Eurozona e in Italia.

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Dai 50,9 punti di ottobre – si attesta a 50 la soglia base oltre la quale si osserva una fase espansiva – si è passati ai 52,2 di novembre, risultato del maggiore incremento di produzione e nuovi ordini in cinque mesi. La crisi ha molto condizionato l’andamento dell’industria manifatturiera, che secondo alcune recenti analisi dovrebbe chiudere l’anno con una crescita del fatturato, ma a ritmi inferiori rispetto all’anno scorso, per un rallentamento tanto della domanda interna quanto delle esportazioni.
Come ricorda il Censis nel suo ultimo rapporto, i sette anni di crisi si sono fatti sentire non poco: il manifatturiero valeva il 17,6% del valore aggiunto totale nel 2008, mentre nel 2014 era il 15,6%. Nel periodo compreso tra il 2008 e il 2013 si è ridotto del 13,5%, cioè di 30,4 miliardi di euro, nel frattempo l’economia italiana, in complesso, registrava una contrazione del 7%. Tutto questo si è tradotto in una perdita di imprese e occupazionale. Tra il 2009 e il primo semestre di quest’anno la manifattura ha infatti perso 54.992 imprese, il 9,2% del totale, a fronte del -2,5% relativo all’intera economia italiana.
Quali i segnali di ripresa, allora? Intanto – come già sottolineato da altri Centri studi e istituti di ricerca – l’Italia mantiene saldamente il secondo posto in Europa per valore della produzione industriale e il settore contribuisce in maniera marcata all’export (397 miliardi di euro, l’80,4% del totale), collocando così il nostro paese al decimo posto al mondo tra quelli esportatori (con una quota del 2,8% dell’export globale). Il manifatturiero ha fatto segnare nel 2015 un saldo positivo di 93,6 miliardi (5,7% del Pil nazionale).
Non solo. Sul fronte della spesa da parte delle imprese per Ricerca e Sviluppo, l’incidenza del segmento è del 72,1%. Ma soprattutto può dirsi interrotta l’emorragia di imprese osservata negli anni della crisi. L’anno scorso risultavano iscritte ai registri camerali 17.465 imprese manifatturiere, raggiungendo un +2,3% sul 2014. Al primo semestre 2016 le iscrizioni si attestano a 9.883 unità, mentre le cessazioni sono in calo. Se nel 2013 erano pari a 31.177 unità, il dato si è ridotto a 27.796 lo scorso anno.

 

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