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Investimenti esteri diretti nell’UE in crescita

L'Eurostat osserva che l'analisi dei flussi degli IDE permette di quantificare l'impatto della globalizzazione e di misurare i legami tra diverse economie
di Redazione

L’Eurostat sostiene che gli investimenti esteri diretti sono tornati a crescere nel 2015. Alla fine del 2015 gli FDI (o IDE) – acronimo che indica gli investimenti esteri diretti netti – dell’Unione europea nel resto del mondo ammontavano a 6.894 miliardi di euro, pari al 14,9% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

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A crescere, però, sono stati anche gli FDI del resto del mondo nell’UE: nel 2015 sono aumentati del 22,8% su base annua, raggiungendo i 5.842 miliardi di euro. Nonostante i diversi tassi di crescita, l’Unione europea ha mantenuto una posizione netta di investimento leggermente superiore a mille miliardi verso il resto del mondo.
L’Eurostat osserva che l’analisi dei flussi degli FDI permette di quantificare l’impatto della globalizzazione e di misurare i legami tra diverse economie.
Gli Stati Uniti rappresentano uno dei principali partner economici dei Paesi europei: alla fine del 2015, gli States assorbivano oltre un terzo – il 37,2% – degli FDI dell’Unione europea, pari a 2.561 miliardi di euro. Dietro gli Stati Uniti, in ordine decrescente, troviamo Svizzera (829 miliardi di euro, 12%), Bermuda (353 miliardi, 5,1%), Brasile (327 miliardi, 4,7%), Cina (288 miliardi, 4,2%) e Canada (249 miliardi, 3,6%).
Analizzando la provenienza dei flussi di FDI destinati all’UE, le cose cambiano poco. Almeno in testa alla classifica. Gli Stati Uniti sono infatti la prima economia per FDI nell’Unione europea, con 2.436 miliardi di euro, pari al 41,7% del totale degli investimenti esteri diretti nell’UE. A seguire Svizzera e Bermuda (rispettivamente) con 627 miliardi (10,7%) e 503 miliardi (8,6%). Il quarto posto e il quinto posto sono occupati dal Canada (228 miliardi, 3,9%) e dal Baliato di Jersey, un piccolo centro finanziario off-shore dipendente dalla Corona britannica ma che non fa parte del Regno Unito, con 227 miliardi di euro (3,9%).
Nell’annuario statistico Commercio estero e attività internazionali delle imprese, l’ISTAT e l’ICE – l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – scrivono che nel 2015 gli investimenti diretti esteri verso l’Italia hanno registrato “un aumento sostenuto” (+38% rispetto all’anno precedente). Potrebbe andare meglio, però: la CGIA di Mestre sottolinea che diversi fattori (il peso delle tasse, la burocrazia, il deficit infrastrutturale…) “allontanano” gli investitori stranieri dal nostro Paese.

 

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