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Dal 2008 sofferenze quadruplicate

L'aumento delle nuove sofferenze e la sostanziale stabilità dei tassi di estinzione sono le cause principali di questa crescita
di Redazione

Il dato riportato da CRIF (dal 2008 a oggi l’ammontare delle esposizioni deteriorate, o NPL, è praticamente quadruplicato) ha poco di positivo.
Gli NPL rischiano di ripercuotersi negativamente sull’ammontare complessivo dei prestiti concessi dagli istituti di credito: gli NPL – acronimo inglese che sta per Non performing loans e indica i crediti la cui riscossione non è certa sia in termini di rispetto della scadenza che per ammontare dell’esposizione – impediscono alle banche di stimare le perdite effettive, che andranno iscritte nel bilancio, rendendole più caute nel concedere nuovi finanziamenti ad imprese e famiglie.

crisi economica

Uno scenario da scongiurare, specialmente considerando l’elevata dipendenza degli imprenditori italiani dal credito bancario: secondo il Fondo monetario internazionale, il 35% del totale dei prestiti degli istituti di credito è destinato alle imprese.
Diverse sono le cause della recente crescita degli NPL. CRIF ne indica due: l’aumento delle nuove sofferenze, che vanno ad aggiungersi a quelle già esistenti, e dalla sostanziale stabilità dei tassi di estinzione, che risente dell’elevata durata media (7 anni circa) dei recuperi.
L’agenzia di rating Moody’s scrive che “la formazione di NPL ha avuto un rallentamento considerevole, ma una riduzione degli stock sarà graduale, considerate le limitate risorse e il desiderio del mercato di ridurre materialmente lo stock esistente”.
Secondo un’elaborazione dell’Associazione bancaria italiana (ABI) e del Cerved – in base a uno scenario che prevede il Prodotto interno lordo italiano in crescita tanto nel 2017 (+0,9%) quanto nel 2018 (+1,2%) –, per le società non finanziarie il tasso di ingresso in sofferenza – ovvero il rapporto tra le nuove sofferenze e lo stock dei prestiti vivi – dovrebbe passare dal 3,6% di fine 2016 al 3% nel 2017, per poi diminuire ulteriormente al 2,5% nel 2018.
I cali saranno più consistenti si registreranno tra i segmenti più rischiosi (micro-imprese, società edilizie e meridionali) che ridurranno il divario di rischio, pur mantenendo tassi molto più elevati rispetto alla media. ABI e Cerved stimano anche che alla fine del 2018, medie e grandi società industriali saranno tornate a tassi di ingresso in sofferenza vicini a quelli precedenti alla crisi economica.

 

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