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Perché cresce la partecipazione al mercato del lavoro

Rispetto ad un anno fa la componente più distante dal mercato del lavoro ha registrato una riduzione di 461 mila unità
di Redazione

In linea con il dato europeo – nell’Eurozona il tasso di disoccupazione è stabile a gennaio rispetto al mese precedente, al 9,6% – la quota dei senza lavoro in Italia (tuttavia tra le più alte del vecchio continente) si attesta all’11,9%, cioè sugli stessi valori di dicembre 2016. La nota positiva riguarda il costante calo degli inattivi, che contribuisce in parte alla crescita dei disoccupati. Vediamo perché.

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Gli inattivi, come abbiamo osservato già in altre occasioni, sono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle che l’Istat non classifica come occupate o in cerca di occupazione. Nell’ultimo mese di riferimento la crescita contestuale degli occupati e dei disoccupati ha riguardato la componente maschile (in entrambi i casi +0,4%), così come il calo degli inattivi, mentre tra le donne il numero è fermo.
Su base tendenziale, tuttavia, il calo degli inattivi è pressoché simile: -233 mila unità per la componente femminile, -228 mila per quella maschile. Nel complesso fa -461 mila, a fronte di un aumento degli occupati maschi di 186 mila unità e di 50 mila tra le donne, e dei disoccupati di 23 mila tra gli uomini e di 103 mila nella componente femminile (sempre evidenti, in questo senso, le differenze di genere).
Tutte le classi di età hanno registrato un calo nel numero degli inattivi: -50 mila unità tra i 15-24enni; -101 mila tra i 25-34enni; -214 mila tra i 35-49enni; -97 mila tra gli over 50. Sono in particolare le fasce di età centrali (25-34 anni e 35-49 anni) a rimettersi in moto e alla ricerca attiva di un impiego, un aspetto da non trascurare viste le difficoltà emerse negli anni della crisi economica e ancora di recente.
Resta però il ritardo relativo ai livelli occupazionali. In un anno, infatti, gli occupati sono scesi di 26 mila unità tra i 25-34enni e di 132 mila unità tra i 35-49enni. Al contrario, tra chi ha 50 anni e più, il numero è cresciuto di 367 mila unità. Un trend che viene osservato anche su base mensile nell’ultimo periodo di riferimento.

 

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