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Le imprese femminili crescono di più, ma durano meno

Nel 2016, rileva Confesercenti, il ciclo di vita medio è stato di due anni più corto rispetto al dato generale
di Redazione

La giornata dell’8 marzo è stata anche l’occasione per riflettere sulle condizioni occupazionali e salariali delle donne italiane. Osservando il trend dal lato delle imprese femminili – che sono cresciute negli ultimi anni e in quelli della crisi – ci si accorge di un primato che riguarda proprio il nostro paese: siamo il primo paese in Europa per numero di donne imprenditrici.

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C’è da dire anche che il più delle volte creare un’impresa – spesso una microimpresa – si è rivelato piuttosto un antidoto alla crisi occupazionale, che ha riguardato (e continua a riguardare) soprattutto i giovani e le donne. A svolgere attività indipendenti, ad ogni modo, sono oltre 1,7 milioni di donne italiane.
Nel confronto europeo alle nostra spalle si collocano Regno Unito (1,5 milioni) e Germania (1,3 milioni). A fronte di un gender gap, a livello occupazionale, decisamente più elevato. L’accesso al mercato del lavoro, in Italia, è particolarmente difficile per le donne e il differenziale con gli uomini è di 18,4 punti (dati Censis), con la sola Malta a fare peggio di noi (25,6 punti).
Il tasso di occupazione femminile è pari al 48% – migliore solo di quello della Grecia, che ci colloca al penultimo posto –: in Germania il tasso di occupazione femminile è al 70,6%, nel Regno Unito al 68,6%, in Francia al 61%, in Spagna al 54,1% e la media europea è del 61,2%.
È nell’ambito della cooperazione che nascono diverse imprese guidate da donne. In generale – dati Unioncamere – tra il 2010 e il 2015 le imprese femminili in più risultano essere 35 mila. Il loro aumento rappresenta il 65% dell’incremento complessivo dell’intero tessuto imprenditoriale italiano (+53 mila imprese) nello stesso periodo.
Eppure, nonostante i dati che mostrano una tendenza positiva, non mancano le zone d’ombra. Se in termini di attività le imprese femminili sono quelle che crescono di più, rispetto a quelle maschili hanno però un’esistenza più breve: nel 2016 – rileva Confesercenti – il ciclo di vita medio di un’impresa guidata da una donna (12,9 anni) è stato infatti di quasi due anni più corto rispetto alla media generale (14,7 anni).

 

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