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L’impatto dell’automazione sul lavoro

Diversi studi hanno provato a quantificarne gli effetti con risultati molto interessanti
di Redazione

Il rapporto AGI-Censis – Uomini, robot e tasse: il dilemma digitale – rileva i timori di molti italiani. Il 37,8% sostiene che l’automazione nei processi produttivi brucerà più posti di lavoro di quanti ne creerà (ad essere più preoccupati sono gli italiani che non dispongono di titoli di studio elevati, dove la percentuale dei ‘pessimisti’ raggiunge il 43,8%).

Naturalmente c’è anche chi non è d’accordo e sostiene invece il contrario: secondo il 33,5% del campione, le opportunità lavorative aumenteranno mentre il 28,5% crede che complessivamente il numero di posti di lavoro non subirà variazioni.
Quello relativo agli effetti dell’automazione è una questione molto attuale, con le principali economie mondiali coinvolte dalla quarta rivoluzione industriale. Non a caso, diversi studi hanno provato a quantificare l’impatto dell’automazione sul fronte occupazionale con risultati (molto) interessanti.
Il rischio dell’automazione per gli impieghi nei Paesi OCSE: un’analisi comparativa sostiene che il 9% delle attuali professioni in 21 Paesi del mondo è potenzialmente destinato ad essere svolto dai robot. Una percentuale in linea con quello degli analisti di McKinsey, secondo cui meno del 5% delle occupazioni attuali possono essere completamente automatizzate (il dato è contenuto in A future that works: automation, employment ad productivity).
In futuro, però, le cose potrebbero cambiare molto – la stima è elaborata considerando le tecnologie attuali –, con l’introduzione di nuove innovazioni o con l’applicazione definitiva di quelle già in uso sperimentale: il report di McKinsey sottolinea che il 49% delle attività possono essere automatizzata utilizzando le “tecnologie già sperimentate”.
Tecnicamente cosa significa? A livello mondiale, oltre 1,1 miliardi di lavoratori – 54 milioni dei quali in Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito – potrebbero vedere la loro attività completamente automatizzata nei prossimi anni.
Un rapporto del World Economic Forum di Davos – Future Jobs, che considera 13 milioni di dipendenti di nove diversi settori industriali e nelle prime 15 economie mondiali – sottolinea che alcune professioni saranno più coinvolte di altre dal processo di automazione (ad esempio, lo studio cita il settore amministrativo e quello finanziario).
Mentre le lavoratrici pagheranno il prezzo più alto: nel prossimo quinquennio, le donne otterranno solo un posto di lavoro ogni cinque perduti anche a causa dell’automazione, mentre gli uomini ne guadagneranno uno per ogni tre persi.
Il progresso tecnologico potrebbe comportare comunque nuove opportunità, come accaduto in passato: secondo un altro rapporto McKinsey (Growth and renewal in the United States: Retooling America’s economic engine), circa un terzo dei lavori, attualmente svolti dagli americani, non esisteva 25 anni fa.

 

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