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Europa 2020: a che punto è l’Italia

Il nostro Paese ha agganciato gli obiettivi legati all’ambiente e all’istruzione, ma è ancora lontana da quelli riguardanti il mercato del lavoro e le condizioni economiche e sociali
di Matteo Buttaroni

Circa sette anni fa – più precisamente nel 2010 – l’Unione europea ha messo in campo una strategia, denominata Europa 2020, basata su una serie di linee guida per favorire la crescita economica e occupazionale dell’intera area, senza tralasciare l’eco-sostenibilità.
In generale la strategia Europea 2020 prevede che vengano raggiunti cinque obiettivi. Il primo, legato al mercato del lavoro, è l’innalzamento al 75% del tasso di occupazione europeo. Il secondo l’aumento degli investimenti in Ricerca e Sviluppo al 3% del Pil dell’Unione europea. Il terzo, legato ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità energetica, prevede la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990 con il 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili e l’aumento del 20% dell’efficienza energetica. Il quarto obiettivo, legato all’istruzione, prevede invece la riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10% e un aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria. Mentre al quinto ed ultimo obiettivo della strategia è legato un calo delle persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione pari a 20 milioni di unità.

A queste linee guida sono affiancate poi quelle adattate ad ogni singolo Paese. L’Italia, per esempio, è chiamata a raggiungere un tasso di occupazione del 67-69% entro il 2020 e una spesa in ricerca e sviluppo pari all’1,53% del Pil.
Ma come è messo il nostro Paese riguardo gli obiettivi? Sostanzialmente, si può dire che ad oggi dei cinque macro-obiettivi della strategia 2020 sono due quelli raggiunti dall’Italia: quello relativo al peso delle energie rinnovabili, pari al 17% del totale dei consumi energetici del Paese (perfettamente in linea con gli obiettivi con tre anni di anticipo) e quello relativo all’istruzione.
Secondo il rapporto Noi Italia 2017, dell’Istituto nazionale di statistica, nel 2016 la quota di giovani che ha abbandonato precocemente gli studi è scesa al 13,8% contro il 16% dell’obiettivo nazionale previsto da Europa 2020 e il 10% fissato invece per la media europea. Allo stesso tempo, sempre nel 2016, il 26,2% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, in linea con l’obiettivo nazionale ma mantenendosi fin troppo al di sotto dell’obiettivo previsto per l’intera Ue, pari al 40%.
Ancora piuttosto lontano invece l’obiettivo legato al tasso di occupazione. La strategia Europa 2020 prevede infatti un innalzamento al 75% del livello europeo e al 67-69% per il nostro Paese. Secondo gli ultimi dati dell’Istat però il tasso di occupazione del nostro Paese è pari al 61,6%.
Altro obiettivo difficile da raggiungere riguarda la diminuzione di persone esposte a rischio povertà o esclusione sociale. Secondo la strategia Europa 2020 l’unione europea dovrebbe ridurre, entro i termini prestabiliti, il numero di individui esposti di 20 milioni di unità, mentre l’obiettivo fissato per l’Italia è una riduzione di 2,2 milioni rispetto ai 15 milioni di individui registrati nel 2008.
Come spiega l’Istat nel resoconto dedicato al reddito e alle condizioni di vita, entro il 2020 il nostro Paese avrebbe dovuto portare il numero di persone a rischio povertà o esclusione sociale a 12,8 milioni, ma nel 2015 (ultimi dati disponibili) la popolazione esposta a tali rischi era ancora superiore di 4,5 milioni di unità al target previsto. Rispetto al 2008, infatti la quota di persone a rischio povertà o esclusione sociale è aumentata, passando dal 25,5% (appunto 15 milioni di persone) al 28,7% (17,4 milioni).
Per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo le ultime rilevazioni dell’Istat, relative al 2014, indicano un peso dell’1,3% sul Pil, contro l’1,53% previsto per l’Italia e il 3% previsto a livello europeo.

 

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