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I vantaggi dalla riduzione del cuneo fiscale

Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha proposto di azzerarlo per i giovani neoassunti per poi ridurlo a tutti. Ad oggi, secondo le più recenti rilevazioni dell'Ocse, si attesta al 47,8% in Italia
di Redazione

“Azzerare il cuneo fiscale sull’assunzione dei giovani per i primi tre anni. Sapendo fin d’ora che dopo dovremo ridurlo per tutti”. È questa la proposta avanzata dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nel corso dell’assemblea annuale che si è tenuta mercoledì all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

È un monito, quello di ridurre il più possibile il cuneo fiscale, già lanciato più volte sia da associazioni di categoria e sindacati che da organizzazioni mondiali, come l’OCSE. Ma a quanto ammonta in Italia e cosa si intende per cuneo fiscale?
Sostanzialmente si tratta della somma di tutte le imposte, dirette e indirette, che gravando su datori di lavoro e dipendenti, incidono sul totale del costo del lavoro, ovvero quanto un lavoratore costa ad un’azienda.
Le ultime rilevazioni dell’Eurostat hanno segnalato un aumento del costo del lavoro nell’Eurozona dell’1,6% e dell’1,7% nell’Unione europea nel quarto trimestre del 2016, contro i +1,5% e +2,2% registrati lo stesso periodo dell’anno precedente.
Punto a favore del nostro Paese è che nel corso dello scorso anno non si sono rilevati aumenti ma una variazione nulla, anche se un peggioramento rispetto allo stesso trimestre del 2015 c’è stato. A dicembre 2015 il costo del lavoro in Italia era diminuito dello 0,9%.
Il dato preoccupante, però, è che nel nostro Paese circa la metà del costo del lavoro (il 47,8% per il lavoratore medio italiano nel 2016) è rappresentato proprio dal cuneo fiscale (47,8% per un lavoratore single senza figli e al 38,6% nelle famiglie monoreddito con due figli).
Eppure, ridurre il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro avrebbe numerosi vantaggi. Già un anno fa la UIL spiegò che abbassandolo di sei punti percentuali, garantirebbe un risparmio di circa 1.440 euro l’anno su stipendi annui di 24 mila euro. L’obiettivo alla base della proposta avanza dal numero di Confindustria è quello di riuscire a ridurre la disoccupazione giovanile, alimentata anche dall’elevato costo del lavoro.

 

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