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La domanda nazionale traina il Pil

Mentre la stima preliminare indicava un +0,2% congiunturale e un +0,8% tendenziale, secondo il dato definitivo il Pil nei primi tre mesi dell'anno è cresciuto rispettivamente dello 0,4% e dell'1,2%
di Redazione

Gli ultimi conti economici trimestrali diffusi dall’Istat hanno certificato la ripresa in atto del Paese. La lettura definitiva sui primi mesi dell’anno ha infatti rivisto al rialzo le stime preliminari sia dal punto di vista congiunturale che da quello tendenziale. A impattare positivamente sull’andamento economico del Paese è soprattutto la domanda nazionale, mentre quella estera netta ha fornito un contributo negativo.

Scorrendo le varie pagine del resoconto dell’Istat si può infatti leggere come l’aumento congiunturale che ha interessato il prodotto interno lordo (+0,4% rispetto al periodo ottobre-dicembre, contro il +0,2% della stime preliminare) è legato in larga parte al +0,3% registrato dalla domanda nazionale. In particolare i consumi finali nazionali sono aumentati dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, risultato di un +0,5% della spesa delle famiglie residenti e di una variazione uguale della spesa della PA. In calo dello 0,8%, invece, gli investimenti fissi lordi: bene solo quelli in costruzioni, per i quali si rileva un +0,6%, mentre la spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti e quella in mezzi di trasporto hanno segnato rispettivamente un -2,2% e un -0,8%.
Passando invece al commercio con l’estero, i dati mostrano come, nonostante le esportazioni di beni e servizi siano aumentate dell’1% rispetto al trimestre precedente, il contributo della domanda estera netta è stato bilanciato al ribasso dall’aumento del 2,1% che nello stesso periodo ha interessato l’import. La domanda estera netta (dunque il valore delle esportazioni esclusa la spesa per le importazioni) ha quindi impattato negativamente sulla crescita del Pil per 0,2 punti percentuali.
Oltre alla crescita congiunturale, l’Istat ha rivisto al rialzo anche la crescita rispetto alo stesso trimestre del 2016 (+1,2% contro il +0,8% previsto in precedenza). Anche in questo caso si può dire che sia stato fondamentale il contributo della domanda nazionale: gli investimenti fissi lordi sono infatti cresciuti del 2,3% (frutto del +35,3% della spesa in mezzi di trasporto, del +1,6% che ha interessato le costruzioni e del -1,1% registrato invece dalla spesa in Macchinari, attrezzature e prodotti vari), mentre i consumi finali nazioni hanno riportato un +1,2% (la spesa della famiglie residenti e delle IPS è cresciuta dell’1,4% rispetto ad un anno fa, la spesa della Ps dello 0,7%).
Analizzando i macrosettori, l’Istituto nazionale di statistica spiega di aver rilevato un aumento congiunturale piuttosto marcato del valore aggiunto dell’agricoltura, pari al +4,2%, e in più limitato per quello dei servizi, +0,6%, a fronte di un calo dello 0,3% del valore aggiunto dell’industria (-0,5% per l’industria in senso stretto e +0,5% per le costruzioni). Diverso invece l’andamento rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. In questo caso l’Istat ha rilevato un +0,1% per il valore aggiunto del settore agricolo, un +0,6% per quello dell’industria e un +1,2% per quello dei servizi.
Come sono andati nello stesso periodo i nostri principali partner? I dati diffusi dai rispettivi uffici statistici indicano un per la Germania un +0,6% congiunturale e un +2,9% tendenziale per la Francia rispettivamente un +0,4% e un 1%, per gli Stati Uniti un +0,3% e un +2%, mentre per il Regno Unito un +0,2% e un +2%. Nell’Eurozona, si legge ancora, il Pil è aumentato dello 0,5% rispetto al quarto trimestre del 2016 e dell’1,7% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

 

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