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Così i flussi nel mercato del lavoro

Il 93,7% di coloro che erano occupati al primo trimestre 2016 risulta esserlo ancora un anno più tardi. Le persone non più occupate e in cerca di lavoro sono il 2,4%
di Redazione

Un modo per comprendere al meglio il reale andamento del mercato del lavoro è osservare i flussi, ovvero le transizioni da uno stato all’altro (occupazione, disoccupazione, inattività) che nel periodo di riferimento si sono verificate. Considerata la popolazione 15-64 anni di età, il 93,7% di coloro che erano occupati al primo trimestre 2016 risulta esserlo ancora un anno più tardi. Al contrario, le persone non più occupate e in cerca di lavoro sono il 2,4%, mentre il 3,9% diventa inattivo (dati Istat).

L’Istituto nazionale di statistica quantifica in 2,8 milioni le persone in cerca di occupazione all’inizio del periodo in analisi (21 milioni e 194 mila gli occupati): di queste il 23,4% trova lavoro, mentre il 41,3% rimane nella disoccupazione e il 35,3% esce dal mercato del lavoro. Tra gli inattivi (che ammontano a 13 milioni 570 mila), il 6,9% risulta essere occupato a distanza di un anno.
Sottolinea ancora l’Istat che la serie dei flussi degli ultimi quattro anni mostra come l’incremento dei livelli occupazionali sia dipeso dall’aumento di quanti permangono nell’occupazione (dal 92,4% del periodo 2013-2014 al 93,7% del periodo 2016-2017, in entrambi i casi primo trimestre), dal trend al rialzo dei flussi dalla disoccupazione (dal 19,7% al 23,4%) e dall’inattività (dal 5,4% al 6,9%).
I tassi di permanenza risultano in crescita soprattutto per la componente maschile (dal 93,2% al 94,9%), mentre per le donne sale dal 91,4% al 92,1%. Discorso analogo per il passaggio dalla disoccupazione all’occupazione (dal 19,2% al 23,4% per gli uomini, dal 20,2% al 23,3% per la componente femminile).
Molto importanti ai fini delle avvenute transizioni risultano essere i titoli di studio delle persone coinvolte. Un suggerimento, tra le righe, al cospetto di un mondo del lavoro sempre più orientato alla digitalizzazione e all’automazione dei processi produttivi, dunque più esigente, in cui le competenze dei lavoratori saranno sempre più un fattore determinante.
L’istruzione, insomma, ricopre un ruolo centrale quale opportunità di mantenere e trovare occupazione. Non a caso gli occupati del primo trimestre 2016 che lavorano nel primo trimestre 2017 sono il 95,8% di quelli con titolo di studio universitario, il 94,2% degli occupati con un titolo di studio superiore e il 91,4% di quelli con il solo obbligo scolastico. Tra le persone in cerca di lavoro nel medesimo periodo dello scorso anno risultano occupate dopo un anno il 36,6% di quelle con titolo di studio più elevato, il 25,5% di chi ha un titolo di studio intermedio e il 18,5% di quelle con titolo di studio più basso.

 

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