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PMI: risultati incoraggianti nel 2016, ma ancora troppi ostacoli

Nonostante i buoni risultati messi a segno nel corso dello scorso anno (nel 2016 sono nate 319 piccole imprese al giorno e la produttività è aumentata del 10,7%), in Italia le condizioni sono poco favorevoli per avviare un'attività
di Redazione

Il 2016 è stato un anno senza dubbio positivo per le imprese artigiane italiane. Secondo l’ultimo Rapporto di Confartigianato – presentato in occasione dell’Assemblea annuale 2017 – lo scorso anno sono infatti nate 319 imprese al giorno, registrando ottimi risultati sia dal punto di vista della produttività che da quello del commercio con l’estero.

Nel resoconto si può infatti leggere che nell’ultimo triennio la produttività delle piccole e medie imprese italiane è aumentata del 10,7%, registrando risultati migliori sia rispetto alle grandi imprese, per le quali la produttività è aumentata dell’1,6%, sia rispetto alle piccole imprese tedesche, +0,8%. Per quanto riguarda invece le vendite verso l’estero, secondo lo studio l’export delle imprese artigiane italiane è aumentato di 1,5 miliardi rispetto al 2015, arrivando a toccare i 117,4 miliardi di volumi esportati.
Diversi studi hanno poi dimostrato l’importante ruolo che giocano gli investimenti nella ripresa del tessuto imprenditoriale, contribuendo positivamente alla competitività. In effetti le piccole imprese spendono in innovazione circa 5 miliardi di euro l’anno. Si parla più o meno 6.600 euro ad addetto, il 6,5% in più rispetto alla media nazionale.
I miglioramenti, quindi, nel corso del 2016 non sono mancati. Nonostante ciò l’Italia risulta ancora come un Paese in cui è difficile fare impresa. Lo dimostra il fatto che occupiamo solo il 50esimo posto nella classifica mondiale dei Paesi che presentano le migliori condizioni per avviare e mantenere in salute un’attività.
Secondo Confartigianato, infatti, sono numerosi gli ostacoli. Il primo è il fisco. Nel 2017 il carico fiscale è arrivato a toccare il 43% del Pil (contro il 41,6% dell’Eurozona), solo la Francia fa peggio di noi con una quota sul Prodotto interno lordo pari al 47,5%, Sostanzialmente si pagano 24,3 miliardi di euro di tasse in più rispetto alla media europea.
Tra gli altri fattori destabilizzanti la Confartigianato elenca alcune note dolenti come la qualità dei servizi pubblici (50esimi al mondo e 23esimi in Europa, secondo due diversi studi), la burocrazia, l’assenteismo per malattia, i tempi della giustizia (per un procedimento civile occorrono 562 giorni in più rispetto alla media europea), la difficoltà di accesso al credito (prestiti alle imprese in calo del 5,9% tra il 2015 ed il 2016), gli investimenti pubblici nella digitalizzazione (25esimo posto nella classifica Ue, secondo l’indice DESI e 27esimo posto nell’Ue per accesso delle imprese alla banda larga) e i debiti della Pubblica amministrazione nei confronti dei fornitori (alla Pa italiana servono 49 giorni in più rispetto alla media Ue per saldare i propri debiti. Lo stock ad oggi si attesta a 64 miliardi di euro).

 

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