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Export italiano in crescita fino al 2020

Contemporaneamente aumenterà anche l'incidenza delle esportazioni sul PIL, fino a toccare il 32,4%
di Redazione

L’ultima performance (nel 2016 l’export italiano è cresciuto dell’1,2%) non è stata delle più esaltanti. A partire del 2017 le cose dovrebbero cambiare, in meglio.
Il rapporto annuale di SACE – Export Unchained. Dove la crescita attende il Made in Italy, che include le previsioni 2017-2020 sull’andamento delle esportazioni italiane –, apre “a un cauto ottimismo”.

Tanti sono i fattori – l’elenco include la ripresa degli investimenti in alcuni mercati emergenti, la neutralizzazione del ciclo avverso del petrolio e il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro – che dovrebbero incentivare la crescita delle esportazioni italiane.
Secondo le previsioni del SACE, tra il 2017 e il 2020 l’export aumenterà a un tasso medio del 4%, fino a raggiungere nel 2020 il valore di 489 miliardi di euro.
Contemporaneamente crescerà anche l’incidenza dell’export di beni e servizi sul Prodotto interno lordo (PIL), che, già salita dal 25,8% del 2010 al 30,4% del 2016, arriverà a toccare il 32,4% entro il 2020.
I tradizionali mercati di sbocco delle merci e dei servizi italiani – l’Europa (avanzata ed emergente), il Nord America e l’Asia – contribuiranno (come sempre) “in modo significativo” all’aumento delle esportazioni italiane. In realtà, tra il 2018 e il 2020 l’export crescerà (mediamente) in ogni area geografica e quindi anche in Medio Oriente, Nord Africa e America Latina.
Altrove, invece, le cose non potrebbero andare altrettanto bene: il rapporto osserva che il permanere di alcune criticità in diversi Paesi africani non permetterà “di andare oltre una stabilizzazione” delle vendite italiane nelle economie dell’area subsahariana.
Le stime del SACE sono positive, anche se non mancano fattori di incertezza. Pur osservando che “i rischi per le prospettive di crescita siano ora sostanzialmente bilanciati” – tra le altre cose, le probabilità di un cambiamento delle condizioni finanziarie globali sembrano essere diminuite e le principali economie emergenti mostrano qualche miglioramento –, la Banca centrale europea sottolinea che i segnali di una svolta protezionistica da parte degli Stati Uniti (uno dei principali mercati di sbocco dell’export italiano) rappresenta un nuovo fattore di rischio al ribasso per il commercio mondiale. A ciò si aggiunge anche “la possibile volatilità derivante dalle incertezze politiche e geopolitiche” (incluse quelle relative alle future relazioni tra il Regno Unito e l’UE).

 

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