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Migranti: i numeri dell’emergenza

Secondo i dati del ministero dell'Interno, rispetto allo scorso anno si registra un aumento dei migranti sbarcati in Italia del 18,71%
di Redazione

«Se il fenomeno dei flussi continuasse con questi numeri la situazione diventerebbe ingestibile anche per un Paese grande e aperto come il nostro». Solo pochi giorni fa era il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita in Canada, a parlare in questi termini. Il premier Paolo Gentiloni lo ha ribadito ancora nelle ultime ore: «L’Italia intera è mobilitata nell’accoglienza dei migranti e chiede condivisione in questa opera, necessaria se l’Europa vuole mantenere fede ai propri principi, storia e civilità e necessaria all’Italia per evitare che la situazione divenga insostenibile e alimenti reazioni ostili nel nostro tessuto sociale che finora ha reagito in modo esemplare dimostrando capacità di accoglienza e coesione».

Insomma, l’Italia è in pressing sull’UE per contenere l’emergenza migranti. Uno sforzo che sarebbe condiviso da Bruxelles («La nostra priorità è lavorare a monte per ridurre il flusso di migranti verso l’Italia ed evitare tragedie nel Mediterraneo», ha affermato in un’intervista il commissario europeo Dimitris Avramopoulos), meno i paesi eventualmente coinvolti – Francia e Spagna –, contrari agli sbarchi delle persone soccorse in mare nei loro porti. Poi c’è l’Austria che minaccia di schierare l’esercito al Brennero «se l’afflusso di migranti dall’Italia non diminuirà».

L’EMERGENZA MIGRANTI E I PRIMI ACCENNI DI ACCORDO
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha comunicato che da inizio anno sono arrivati via mare più di centomila migranti, dei quali 85 mila sono sbarcati sulle coste italiane. In generale l’ONU non prevede un trend al ribasso dei flussi migratori nei prossimi mesi. In settimana si terrà un summit informale UE dei ministri dell’Interno a Tallin, l’occasione per trovare un’intesa definitiva sulla gestione dell’emergenza. Al momento ci sarebbe un primo accordo, giunto dopo una serie di incontri che si sono tenuti nei giorni scorsi. Francia e Germania sarebbero favorevoli a “intensificare gli sforzi” nella ridistribuzione dei richiedenti asilo. E a tale proposito il presidente francese Emmanuel Macron ha spiegato, intervenendo a Versailles, che non si devono confondere i rifugiati politici («che corrono un rischio reale»), con i migranti per motivi economici. I punti dell’intesa ruoterebbero attorno ad alcune linee gudia, quali – riporta l’Ansa – “un codice di condotta per le Ong, sostegno anche economico alla Guardia costiera libica per monitoraggio coste, aiuti all’Oim e all’Unhcr affinché i centri in Libia rispondano agli standard internazionali per condizioni di vita e di diritti umani. Rafforzata anche la strategia europea sui rimpatri incrementare i tassi di riammissione, attuare pienamente lo schema della relocation concordato a livello UE per rafforzare la riallocazione delle persone che necessitano di protezione”.

I NUMERI DEL MINISTERO DELL’INTERNO
Secondo i dati del ministero dell’Interno, da inizio anno (l’aggiornamento risale al 30 giugno) sono 83.360 i migranti sbarcati in Italia. Nello stesso periodo del 2016 erano 70.222 (+18,71%). Escluso il mese di gennaio, da febbraio a giugno si è osservato un andamento costantemente al rialzo rispetto all’anno precedente: i mesi che hanno registrato un incremento maggiore sul 2016 sono stati febbraio (+5.153), aprile (+3.781) e maggio (+3.021).

LE OSSERVAZIONI DELL’UNHCR
I viaggi nel Mediterraneo partono quasi tutti dalla Libia. Da un recente rapporto dell’UNHCR (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), emerge come la Libia sia stata per decenni considerata dalle persone provenienti dai paesi vicini un punto di arrivo, in quanto ha offerto le migliori opportunità di lavoro della regione e salari più alti. Molto è cambiato dopo la caduta di Gheddafi, avvenuta nel 2011, a causa della crescente instabilità, politica e sociale, nel paese. Circa la metà di coloro che viaggiano in Libia – afferma l’UNHCR – crede di poter trovare un lavoro lì, per poi fuggire in Europa in un secondo momento considerati i pericoli e le difficili condizioni economiche, tra sfruttamenti e abusi. I cittadini stranieri che si recano in Libia fanno parte dei cosiddetti “flussi migratori misti”, che comprendono persone con background e motivazioni diverse, ma che viaggiano lungo le stesse rotte. Possono essere rifugiati, richiedenti asilo, migranti economici, minori non accompagnati o vittime delle tratte. Negli ultimi anni, viene ancora osservato nello studio, il numero delle persone che attraversano il Mediterraneo dal Nord Africa verso l’Europa meridionale, è cresciuto. E soprattutto le stime indicano che questa tendenza è destinata a continuare, inclusi i rischi di morte. Solo quest’anno almeno 2.030 persone sono morte o sono risultate disperse durante la rotta.

 

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