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Prosegue la ripresa dell’Eurozona, ma rallentano gli Stati Uniti

Nel primo trimestre l'area della moneta unica ha registrato una crescita del Pil dello 0,6%, gli Stati Uniti un +0,4%.
di Redazione

Mentre nell’Eurozona si consolida la ripresa economia, registrando un’accelerazione della crescita del Pil nel primo trimestre del 2017 rispetto al precedente, per gli Stati Uniti si registra invece un rallentamento. In particolare, spiega l’Istat nell’ultima Nota mensile, l’area della moneta unica ha registrato un aumento congiunturale del Pil del 0,6%, contro il +0,5% del quarto trimestre del 2016, mentre gli Stati Uniti riportano un +0,4%, contro il +0,5% il periodo precedente.

A determinare il rallentamento della crescita americana sono stati i cali registrati sia dalla spesa pubblica che da quella privata, bilanciati solo in parte dall’accelerazione delle esportazioni e degli investimenti fissi non residenziali. Anche dal mercato del lavoro giungono segnali contrastanti. A fronte di un nuovo calo del tasso di disoccupazione, al 4,3% a maggio contro il 4,4% di aprile, la crescita degli occupati del settore non agricolo ha subìto un rallentamento, riportando comunque un aumento di 138mila unità. Una serie di segnali avvertiti anche dai consumatori, tanto che i giudizi sulle prospettive economiche a medio termine risultano in peggioramento.
Dati positivi, come già anticipato, hanno invece interessato l’Eurozona. Oltre all’accelerazione della crescita del prodotto interno lordo (dal +0,4% del quattro trimestre del 2016 al +0,5% registrato al termine dei primi tre mesi di quest’anno) – legata all’aumento dello 0,2% che ha interessato la spesa per consumi e al +0,3% degli investimenti fissi lordi – l’stat sottolinea anche il continuo miglioramento del mercato del lavoro dell’area. Il livello toccato a maggio dal tasso di disoccupazione, sceso al 9,3%, è infatti il miglior risultato dal marzo del 2009. Anche in questo caso l’andamento economico è avvertito sia dai consumatori che dalle imprese, il miglioramento dell’indice di fiducia ha infatti comportato un aumento dell’Economic Sentiment Indicator dell’1,9% a giugno rispetto al mese precedente, arrivando a toccare il valore più alto dall’agosto del 2007.
Del resto un quadro incoraggiante emerge anche dall’ultima diffusione di IHS Markit. Alla fine del secondo trimestre l’indice Pmi composito della produzione si è infatti attestato a 56,3, in lieve rallentamento rispetto ai 56,8 punti del mese precedente, ma ben oltre la soglia dei 50 punti che divide una fase di contrazione dell’attività economica da una fase espansiva. Per l’intero trimestre l’indice Pmi risulta invece a 56,6 punti, il miglior risultato dal primo trimestre del 2011.

 

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