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Donne e lavoro: cosa sta cambiando?

Anche la Silicon Valley si scopre sessista. Gap salariali e discriminazioni sul lavoro sono ancora piuttosto frequenti, ma si osserva una maggiore consapevolezza tra le lavoratrici
di Silvia Capone

Non solo nuove e vecchie modalità di lavoro. Nella Silicon Valley si diffonde, da azienda ad azienda, la denuncia di molestie e discriminazioni subite dalle donne. L’ondata di coraggio, denominata effetto Uber, proprio perché da qui è cominciata, vede una contagiosa presa di coscienza da parte delle lavoratrici nel settore dell’innovazione tecnologica.

In questo campo la presenza maschile è predominante e rende oltremodo difficile la crescita professionale delle donne sottoposte ad una “selezione naturale” a livello universitario e già dai banchi di scuola la componente femminile è meno numerosa nelle facoltà STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). E nella Silicon Valley le poche donne che ci sono, devono lottare contro un muro difficile da sfondare, che le vede così legate a ruoli poco decisivi per l’azienda e la progettazione. Quelle, ancor meno, che riescono ad arrivare ai vertici, vengono talvolta osteggiate dalle altre donne e accusate di creare un ambiente sfavorevole per la categoria – l’esempio più noto è Marissa Mayer, ex-ceo di Yahoo!, che è stata criticata per aver voluto eliminare lo smart working dall’azienda di cui era dirigente e penalizzare così le mamme – o accusate a loro volta di sessismo (per inciso: proprio la Mayer, a seconda delle sue decisioni, è stata rimproverata tanto di sfavorire le donne quanto di essere troppo femminista).

Il gap salariale e le discriminazioni di genere sono circostanze di solito condannate in tutti gli ambienti lavorativi, quello che però nel nostro caso stride maggiormente sono i comportamenti misogini comparati con l’immagine di un mondo progressista, liberale e all’avanguardia. Lo stesso mondo – la Silicon Valley – in cui il 60% delle lavoratrici dichiara di aver subito almeno una volta delle avances non gradite; in cui il 90% ha assistito a comportamenti sessisti in occasione degli eventi aziendali; in cui solo il 2% del totale dei fondi per finanziare le startup è destinato a imprenditrici (fonte: Elephant in the Valley). Lo stesso ambiente che ha portato due giovani donne a progettare e realizzare una piattaforma – Glassbreakers – che mette in contatto il mondo lavorativo femminile tra privati e aziende o persone che svolgono la stessa professione, creando in questo modo una rete di confronto, aiuto e recruitment in rosa.

Oltre agli ostacoli incontrati nell’affermarsi sul posto di lavoro, esiste un secondo limite, quello della retribuzione. Infatti a parità di qualifica e grado in azienda lo stipendio delle donne è nella media Ocse il 14,7% in meno rispetto a quello degli uomini, mentre secondo altre statistiche nella sola area della Silicon Valley, raggiunge un gap del 61%. In particolare l’Italia, nonostante sia l’ultima nazione in Europa per forza lavoro femminile, il cui tasso è fermo al 55%, non presenta un gender pay gap elevato, anzi nella classifica dell’Organizzazione è il quarto paese per parità di salario, con una differenza tra i due sessi del 5,6%, valore che però cresce nel settore privato.

La scelta di promuovere la parità di genere anche nell’ambiente lavorativo è di per sé una decisione “economicamente intelligente”, come sottolinea l’Ocse riportando che la disparità comporta un costo in termini di salario di circa 12 mila miliardi di dollari, a cui si potrebbe aggiungere i risultati del rapporto Women in workplace di McKinsey del 2015, secondo cui le aziende con componente femminile in posizioni di rilievo godrebbero di un aumento del 15% dei profitti rispetto alla media.
L’Istat evidenzia come le donne si siano mostrate più dinamiche durante gli anni della crisi, rilevando che dal 2010 al 2015 le imprese a conduzione femminile sono aumentate di 35mila unità a fronte delle +18mila maschili. Attualmente in Italia secondo i dati dell’Osservatorio imprenditoria femminile di Unioncamere-Infocamere le imprese condotte da donne nel nostro paese sono il 21,75% del totale, distribuite maggiormente nel Mezzogiorno, dove la media sale a 23,6%.

GALASSIA LAVORO

 

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