Su il costo del lavoro nell’Eurozona. In Italia +0,9% | T-Mag | il magazine di Tecnè

Su il costo del lavoro nell’Eurozona. In Italia +0,9%

Mentre in Europa crescono più i salari delle altre voci, in Italia continua a pesare il cuneo fiscale
di Redazione

Nel corso del secondo trimestre del 2017 l’Eurostat ha registrato un nuovo aumento del costo orario del lavoro sia nell’Eurozona che nell’Unione europea, accelerando notevolmente rispetto al primo trimestre. Una notizia che da un lato è positiva, ma che in realtà nasconde anche un fattore destabilizzante, soprattutto nel nostro Paese. Il costo del lavoro, infatti, si ottiene calcolando sia i salari che i costi non salariali, ovvero tutta quella spesa che direttamente o indirettamente va a pesare su lavoratori e imprese.

In generale l’Istituto di statistica della Commissione europea parla di un aumento annuo dell’1,8% per l’area della moneta unica e un +2,2% per l’Ue, contro il +1,4% e il +1,6% del primo trimestre. Entrando nel dettaglio, gli indici mostrano che un notevole contributo alla crescita del costo del lavoro è stato fornito dai salari, aumentati del 2% nell’Eurozona e del 2,4% nell’Unione europea, mentre la componente non salariale ha registrato un +0,8% e un +1,6%.
E’ la parte non salariale a preoccupare nel nostro Paese. Secondo le ultime rilevazioni dell’Ocse il cuneo fiscale (appunto la somma di tutte le imposte dirette o indirette che gravano sul costo totale del lavoro) è pari al 47,8%: quasi la metà del costo del lavoro e distante 12 punti dalla media dell’area, pari al 36%. Il nostro Paese nella classifica Taxing Wages si piazza al quinto posto, facendo peggio solo di Belgio (con il 54%), Germania (49,4%), Ungheria (48,2%) e Francia (48,1%).
Tornando ai dati dell’Eurostat, le ultime rilevazioni mostrano come nel secondo trimestre il costo del lavoro in Italia sia aumentato dello 0,9%, riflettendo l’aumento dello 0,7% che interessato i salari e il +1,4% registrato per le altre voci: proprio il contrario rispetto all’andamento registrato dal dato medio europeo.
C’è da dire, comunque che il nostro non è l’unico Paese dove la componente non salariale ha registrato un tasso di crescita maggiore rispetto ai salari. Tra i nostri principali partner compaiono infatti il Regno Unito (+1,6% per i salari e +3,3% per gli altri costi), la Grecia (+0,6% e +5,6%) e l’Olanda (+1,4% e +2,9%). Mentre in Paesi come la Finlandia e il Lussemburgo la componente salariale ha registrato addirittura una flessione, rispettivamente del 5% e del 6,7%.

 

Scrivi una replica

News

Ucraina, Tajani: «Aiutare Kiev significa lavorare per la pace»

«Aiutare l’Ucraina significa lavorare per la pace». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aprendo la prima sessione del G7 a Capri. «Se…

18 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

Medio Oriente, Guterres: «C’è il rischio di un conflitto regionale»

«Negli ultimi giorni si è assistito a una pericolosa escalation, un errore di calcolo o un errore di comunicazione potrebbero portare all’impensabile, un conflitto regionale…

18 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

Fine vita, governo ricorre al Tar contro l’Emilia-Romagna

La presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato il 12 aprile al Tar dell’Emilia-Romagna un ricorso contro la Regione per…

18 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

L’economia mondiale è destinata a ridursi mediamente del 19% entro il 2049 a causa della crisi climatica

L’economia mondiale è destinata a ridursi mediamente del 19% entro il 2049 a causa della crisi climatica. Lo sostiene una proiezione realizzata dall’Istituto tedesco di…

18 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »
Testata registrata presso il tribunale di Roma, autorizzazione n. 34/2012 del 13 febbraio 2012
Edito da Tecnè S.r.l - Partita Iva: 07029641003
Accedi | Disegnato da Tecnè Italia