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Cosa ha detto Trump all’Assemblea generale dell’Onu

In occasione del suo primo discorso al Palazzo di Vetro, il presidente statunitense ha affrontato diversi temi dalla Corea del Nord al Venezuela
di Redazione

Il presidente degli Stati Uniti, Donald J.Trump, ha tenuto il suo primo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York. Tanti sono stati i temi affrontati – la Corea del Nord, l’accordo sul nucleare iraniano… –, davanti ad una platea che vantava assenti illustri: tra gli altri, non erano presenti il presidente russo Vladimir Putin, quello della repubblica popolare cinese Xi Jinping e la cancelliera tedesca Angela Merkel. “È un periodo di grandi promesse, ma anche di grandi pericoli”, ha esordito Trump. Ribadendo comunque che metterà “sempre l’America al primo posto” e ne difenderà gli interessi, senza specificare quali.

La Corea del Nord…
Ovvero il dossier (probabilmente) più delicato, in questo momento: i test missilistici e nucleari condotti dalla dittatura nord-coreana rappresentano la minaccia più concreta per la stabilità della regione e per la sicurezza di due degli alleati più importanti degli Stati Uniti (Corea del Sud e Giappone). Trump ha definito il regime di Pyongyang “una banda di criminali”, mettendone in discussione la sopravvivenza. Cosa intende fare, il presidente americano? Gli Stati Uniti sono pronti a “distruggere completamente” la Corea del Nord, ha dichiarato. Ha etichettato, ancora una volta, il dittatore nord-coreano, Kim Jong Un, come “rocket man”, aggiungendo che con il suo programma nucleare è in una missione suicida.

…l’accordo sul nucleare iraniano…
“È imbarazzante per gli Stati Uniti”, ha osservato Trump. Difficile sorprendersi, però: la scorsa settimana, parlando con i cronisti presenti sull’Air Force One, mentre viaggiava verso la Florida, il presidente americano aveva annunciato l’intenzione di rinegoziare l’accordo sottoscritto nel 2015, quando alla Casa Bianca sedeva il suo predecessore, Barack Obama. Teheran non ha assolutamente intenzione di sedersi nuovamente al tavolo delle trattative: su Twitter il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha scritto che l’accordo “non è (ri)negoziabile”. Mentre lunedì il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha detto che gli Stati Uniti potrebbero pagare “un alto costo” qualora lo stracciassero.

…e il Venezuela
Infine, il Venezuela. Il Paese sudamericano sta attraversando un momento di seria difficoltà: il governo di Nicolás Maduro fatica a garantire qualunque cosa, dai beni di prima necessità all’assistenza sanitaria. Dopo le manifestazioni di piazza dei mesi scorsi – in tanti hanno protestato contro l’esecutivo, perdendo anche la vita in alcuni casi: le persone uccise sono state 125 –, le proteste si sono affievolite, anche se le difficoltà restano. Secondo Trump, “la dittatura socialista ha inflitto pene e sofferenze terribili alle brave persone di quel Paese”. “Questo regime corrotto ha distrutto una nazione prosperosa, imponendo un’ideologia falsa che ha prodotto povertà e miseria ovunque è stata adottata”, ha concluso.

 

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