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Le imprese ad alta crescita nell’UE

Questa tipologia rappresenta il 9,9% di tutte le imprese attive con almeno dieci dipendenti nell'Unione europea. Positivo l'impatto occupazionale, il settore dei servizi tra i più coinvolti
di Redazione

Nel 2015 quasi 158 mila società sono state riconosciute come imprese ad alta crescita, che rappresentano il 9,9% di tutte quelle attive con almeno dieci dipendenti nell’Unione europea. Sono una tipologia di impresa che, sul fronte occupazione, valgonp oltre 13,5 milioni di dipendenti. Quali sono i criteri per stabilire se un’impresa è ad alta crescita? Sono tali le imprese che presentano una crescita media annua dei dipendenti di oltre il 10%, per un periodo di tre anni, e che avevano almeno dieci dipendenti al principio di questo processo di crescita. Infatti, precisa l’Eurostat, può dirsi notevole il contributo di queste realtà all’economia e alla creazione di posti di lavoro.

Per quanto riguarda la ripartizione per attività economica, le imprese ad alta crescita nell’UE risultano prevalenti soprattutto nei settori dei servizi. In particolare in quelle nell’ambito “Informazione e comunicazione” (15,3% delle imprese attive in questo settore), seguite da “Attività amministrative e di supporto” (14%), “Trasporti e magazzinaggio” (12%) e “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (11,3%).

Sempre nel 2015, è in Irlanda che si registra la maggiore concentrazione di imprese di questo tipo (14,9%). A seguire Malta (13,7%, ma il dato è relativo al 2014), Ungheria (12,5%), Slovacchia e Lettonia (entrambe al 12,2%), Svezia (12,1%). Al contrario, dove la presenza è meno robusta è a Cipro (2,2%, ma nel 2014), Romania (2,3%) e poi Grecia (6%), Austria (6,5%), Italia (7,6%), Estonia (7,7%) e Belgio (8,1%).

Come già osservato, le imprese ad alta crescita hanno un impatto significativo sull’occupazione. Nel 2015 circa un lavoratore su cinque è impiegato in imprese ad alta crescita in Irlanda (21,7%), Ungheria (20,7%) e Portogallo (19,7%). Anche le imprese ad alto potenziale hanno avuto un impatto significativo sull’occupazione nel Regno Unito (19%), in Bulgaria (18,6%), Malta (17,5% nel 2014), Lettonia Paesi Bassi (17,4% in entrambi i casi). Peggio va a Cipro (3,6% nel 2014) e in Romania (5,9%). Alle loro spalle Austria (7,8%), Finlandia e Francia (9,5%).

(fonte: Eurostat)

 

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