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I divari che ostacolano la crescita

Pil pro capite, spesa per consumi finali delle famiglie, redditi da lavoro: in Italia permangono differenze territoriali profonde e crescono le diseguaglianze
di Redazione

Se la ripresa appare, ancora oggi, altalenante molto dipende dai divari che caratterizzano l’Italia (siano essi di carattere occupazionale, generazionale o territoriale), quasi una costante per il nostro paese. Ma soprattutto un ostacolo per la crescita. In qualche misura l’ennesima conferma arriva dal report sui Conti economici territoriali relativi al 2016, che l’Istat ha diffuso il 20 dicembre.

Il Mezzogiorno dista anni luce dal resto d’Italia. Nel 2016 il Pil in volume, stando ai dati pubblicati dall’Istat contenuti nei Conti economici territoriali, ha registrato aumenti nelle diverse aree geografiche, con il Sud che ha messo a segno «un recupero vicino alla media del Paese» (+0,8%), ma nel periodo 2011-2016 è proprio nel Mezzogiorno – e al Centro – che si registra la flessione più marcata (rispettivamente dello 0,6% e dello 0,8% in media annua). In termini di Pil pro capite, che è di 18,2 mila euro, il livello risulta inferiore del 44,2% rispetto a quello del Centro-Nord. Per quanto riguarda il reddito disponibile per abitante il divario si attesta al 34,5%; quello relativo alla spesa pro capite per consumi finali delle famiglie – che è di 19,9 mila euro nel Nord-ovest, 19,6 mila euro nel Nord-est, 17,8 mila euro al Centro e 12,9 mila euro nel Mezzogiorno – al 32,6%. Il numero di occupati è cresciuto un po’ ovunque nell’ultimo anno, ma sappiamo in che modo (è aumentato soprattutto il lavoro a termine) e a quali ritmi (il tasso di disoccupazione resta sostanzialmente alto rispetto al periodo pre-crisi). Le variazioni percentuali mostrano un contributo importante del Mezzogiorno, ma è una buona notizia solo in parte: il distacco occupazionale con il Nord resta ampio e permangono le condizioni precarie che interessano soprattutto le donne e i giovani. In più, se si guarda ai redditi da lavoro dipendente, la crescita più contenuta è ancora una volta quella che si osserva al Sud.

Il tema lavoro resta, dunque, fondamentale. L’Istat lo conferma anche nell’ultimo Rapporto BES (Benessere equo e sostenibile), in riferimento al 2016: «Nonostante alcuni segnali di miglioramento rilevati nel 2015, rimane consistente il divario territoriale a svantaggio del Mezzogiorno. Tra Nord e Mezzogiorno la distanza nel tasso di occupazione aumenta raggiungendo 23,6 punti, a causa di un miglioramento dell’occupazione meno accentuato nel Mezzogiorno. Inoltre, in questa ripartizione è più ampio il divario di genere nei tassi di occupazione. Nel Mezzogiorno, infatti, lavora soltanto un terzo delle donne tra i 20 e i 64 anni (contro il 60,1% degli uomini), con un gap di genere di 25,9 punti, a fronte di una differenza di circa 17 punti nel Centro e nel Nord».

 

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