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La libertà fiscale in Italia

Secondo l'analisi del Centro Studi Impresa Lavoro il nostro Paese è il più oppresso in Europa dal punto di vista fiscale
di Redazione

Ancora una bocciatura per l’Italia. Stando all’indice della Libertà Fiscale, calcolato dal Centro Studi ImpresaLavoro su dati Eurostat e Banca Mondiale, il nostro Paese è il Paese europeo più oppresso dal punto di vista fiscale. Per stilare la classifica il centro studi ha preso in esame sette diversi indicatori, tra cui la pressione fiscale in percentuale al Pil, la spesa totale per le tasse, il totale tax rate di famiglie e imprese e le ore annue necessarie per pagare le tasse. Nella classifica generale il nostro Paese ottiene 40 punti, posizionandosi appunto all’ultimo posto: appena sotto i 41 punti della Francia e del Belgio, ma ben distante dall’Irlanda, prima con 80 punti, ma anche dal Regno Unito, al nono posto con 59 punti, e dalla Spagna, al 19esimo con 52.
Come spiegato per calcolare l’indice generale il Centro Studi si è basato su sette diversi indicatori. Vediamo i principali nel dettaglio.

Numero di procedure per pagare le tasse
Uno degli indicatori considerati dall’Indagine è il numero di procedure necessarie per pagare le tasse, che in Italia si attesta a 14, contro le sei della Svezia (al primo posto), le sette della Lettonia e della Polonia. Meglio di noi fanno anche Regno Unito (8), Francia (8), Spagna (9) e Germania (9). Al contrario, in fondo alla classifica troviamo Croazia (35), Cipro (28) e Lussemburgo (23).

Ore annue per pagare le tasse
In Estonia, per pagare le tasse sono sufficienti 50 ore annue di lavoro. Una performance che consente al Paese di posizionarsi in testa alla classifica. Al capo opposto della graduatoria troviamo invece la Bulgaria, con 453 ore. E l’Italia? Nel nostro Paese occorrono 238 ore annue, meno che in Portogallo (243), ma più che in Germania (218), Spagna (152), Regno Unito (110) e Francia (139).

Total Tax Rate sulle imprese e sulle famiglie
Come anticipato due dei principali indicatori presi in considerazione sono il carico fiscale complessivo per le imprese e quello per le famiglie: Nel primo caso il nostro Paese, con il 48%, ottiene nove punti, facendo meglio di Germania (con il 48,9% e 8 punti) e della Francia (con il 62,2% e sette punti), ma molto peggio di Lussemburgo (20,5%, in testa alla classifica) e Croazia (20,6%, al secondo posto). Per quanto riguarda il carico fiscale sulle famiglie, invece, l’Italia (con il 27,82%) occupa il quintultimo posto, riportando un carico inferiore solo a Finlandia (27,97%), Danimarca (32,84%), Germania (34,07%) e Belgio (35,30%).

Pressione fiscale in % al Pil
Anche sul piano della pressione fiscale in rapporto al Pil il nostro Paese fa molto peggio dei Paesi più virtuosi d’Europa, piazzandosi anche in questo caso verso la coda della classifica. In Italia la pressione fiscale si attesta, infatti, al 43,3%, contro i 24,3% dell’Irlanda, il 28% della Romania e di 28,1% della Svizzera. Sopra di noi troviamo anche Spagna (34,4%), Regno Unito (34,8%) e Germania (39,8%). In fondo alla classifica c’è invece la Francia, con il 47,8%. Altro indicatore è la differenza tra il 2015 ed il 200 della percentuale di pressione fiscale sul Pil. Rispetto al 2000 l’incidenza della pressione fiscale sul Pil è aumentata del 3,3% contro il calo del 7,5% registrato un Irlanda e il -5,5% della Svezia.

Costo per pagare le tasse
6.616 euro. È questo il costo in termini di personale impiegato per le procedure burocratiche sostenute per essere in regola con il fisco in Italia. Una cifra che fa ottenere al nostro Paese un solo punto (ponendoci quindi al penultimo posto della classifica), contro i dieci dell’Estonia (prima con 545) i sette della Lituania (seconda con 798 euro) e i sei della Romania (con 897 euro). Appena sotto di noi c’è la Germania (sempre un punto) dove il costo in termini di personale impiegato per le procedure burocratiche sostenute per essere in regola con il fisco è di 7.194 euro l’anno).

 

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