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La ripresa economica non è per tutti

La crescita interessa diversi settori, ma non si è distribuita equamente. Permangono divari e nell'ultimo anno, afferma l'Eurispes, appena il 30,5% degli italiani riesce a far quadrare i conti senza grandi difficoltà
di Redazione

Tra gli effetti indesiderati della crisi economica, sicuramente l’incremento dei lavoratori in nero. Un malcostume che di certo non rappresenta una novità in Italia, ma che al tempo stesso ha registrato dei picchi negli anni più difficili. Il Censis stima – nel periodo 2012-2015 – oltre 3,3 milioni di lavoratori in queste condizioni: l’occupazione regolare si è ridotta del 2,1%, mentre quella irregolare ha registrato un aumento del 6,3%. In pratica, spiega il Censis, la metà di coloro senza lavoro sono stati assorbiti nell’illegalità. Oggi le cose dovrebbero andare meglio, vista la ripresa dei livelli occupazionali. Tuttavia il mercato del lavoro – ad una rapida lettura degli ultimi dati Istat – presenta ancora dei ritardi nonostante il tasso di disoccupazione sia ai minimi dal 2012. Intanto nel mese di riferimento (dicembre 2017) sono tornati a crescere gli inattivi, in più c’è da considerare che mentre in tutte le classi d’età si riduce la disoccupazione, l’unica eccezione è rappresentata dai 25-34enni, a dimostrazione di come restino i giovani i più penalizzati. Specialmente nell’ultimo anno, poi, i livelli occupazionali sono saliti per la quasi totalità grazie all’aumento del lavoro a termine. Con tutti i problemi che ne derivano: famiglie a bassa intensità lavorativa, difficoltà economiche, impossibilità di progettare e realizzare il proprio futuro.

Non si tratta di negare ciò che invece appare evidente: la ripresa c’è (i diversi indicatori danno segnali positivi). Ma non è per tutti. Non si è distribuita in modo omogeneo nel paese e i divari, soprattutto territoriali, restano consistenti. Nel Rapporto Italia 2018 dell’Eurispes emerge che il 38,9% dei cittadini ritiene che la situazione economica dell’Italia negli ultimi 12 mesi sia rimasta stabile. In parallelo, diminuiscono i pessimisti che riferiscono una condizione peggiorata (41,5%; -17,6% rispetto al 2017) e aumenta la quota degli ottimisti (16,6%; +3,2%). Eppure sono quattro su dieci gli italiani costretti ad utilizzare i propri risparmi per arrivare a fine mese e solo il 30,5% riesce a far quadrare i conti senza grandi difficoltà (nelle rilevazioni del 2017 il valore si attestava al 51,7%, per una diminuzione del 21,2%). Appena il 18,7% riesce a risparmiare, mentre sono ancora tanti a manifestare difficoltà per pagare le utenze (29,4%) e le spese mediche (23,2%). Sono in affanno anche i molti italiani che devono sostenere un mutuo (25,4%) o un affitto (38%). E per far fronte alle difficoltà economiche, l’aiuto arriva soprattutto dalla famiglia d’origine (31,6%).

I nuclei familiari più o meno numerosi o con delle mancanze al loro interno soffrono di più. Le coppie con figli e le famiglie monogenitoriali sono quelle che arrivano maggiormente con fatica alla fine del mese e dunque sono costrette ad utilizzare i propri risparmi (rispettivamente il 41,6% e il 48,8%). Per quanto riguarda la condizione occupazionale, si legge ancora nel Rapporto Eurispes, sono soprattutto i cassaintegrati (68,8%) e coloro che sono in cerca di una nuova occupazione (62,5%) a dover utilizzare i propri risparmi per arrivare a fine mese, con un distacco di più del 20% dalle persone in cerca di una prima occupazione (41,4%), gli occupati (38,6%) e i pensionati (38,2%).

 

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