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Così l’instabilità coniugale in Italia

Negli anni in Italia sono aumentati divorzi e separazioni. Ma niente panico per San Valentino: la tradizione resiste, anche perché viene celebrata da tutti gli innamorati, non solo le coppie sposate. Complessivamente, secondo Confesercenti, gli italiani spenderanno circa 100 milioni di euro tra cene, cioccolatini e fiori
di Redazione

Non vorremmo rovinare alle coppie innamorate il clima festoso del San Valentino, ma a partire dal 1990 si è assitito – come ricorda l’Eurispes nell’ultimo Rapporto Italia – ad un progressivo aumento sia del numero di separazioni personali dei coniugi sia dei divorzi. Il tasso di separazione e divorzio ogni cento matrimoni, ha stimato l’Eurispes sulla base di dati Istat, è passato dall’8,8% del 1991 al 26,3% del 2011, con una maggiore propensione nelle regioni del Nord Italia.

Osservando i trend nello stesso periodo di riferimento, si scopre che le possibilità di mettere fine al matrimonio riguardano soprattutto donne e uomini tra i 40 e i 49 anni. Più basse, invece, nelle classi di età 20-29 anni (tra le donne si è passati dall’11,3% del 1991 al 2,5% del 2011) e 30-39 anni (dove si è registrata, anche in questo caso, una discesa). Analogamente, tra gli uomini di 20-29 anni la percentuale di quanti hanno divorziato si è abbassata nell’arco dei vent’anni sotto osservazione (dal 3,6% del 1991 allo 0,7% del 2011).

Stando agli ultimi dati Istat diponibili, i dati del 2015 sull’instabilità coniugale risentono degli effetti delle recenti variazioni normative. In particolare, spiega l’Istat, l’introduzione “del divorzio breve” fa registrare un consistente aumento del numero di divorzi, che ammontano a 82.469 (+57% sul 2014). Più contenuto, invece, è l’aumento dele separazioni, pari a 91.706 (+2,7% rispetto al 2014). La durata media del matrimonio al momento della separazione è di circa 17 anni e di solito i mariti hanno 48 anni e le mogli 45 anni. Tuttavia, nota ancora l’Istat, la propensione a separarsi è più bassa e stabile nel tempo nei matrimoni celebrati con il rito religioso.

Ad ogni modo, non temete. La tradizione di San Valentino resiste. E a celebrarlo, anche perché la festa riguarda tutti gli innamorati, di certo non solo le coppie sposate, sarà il 24% degli italiani da stime Confesercenti. Complessivamente, tra cioccolatini, fiori e cene, gli italiani spenderanno circa 100 milioni di euro.

«Tra chi festeggia – sottolinea Confesercenti –, due su tre (il 67%) lo faranno con una cena romantica: la metà organizzando una serata domestica, mentre gli altri opteranno per una cena fuori. Il ristorante è la tipologia di locale più indicata, scelta dal 62%: ma c’è anche un 35% che invece si orienterà su un pubblico esercizio meno formale, come pizzerie e trattorie. Solo il 3%, invece, percorrerà la strada dell’originalità, organizzando una cena ‘speciale’ in locali alternativi, dai tram ai battelli. Ampia la varietà di prezzi nei ristoranti si parte dai 30 euro, ma si può arrivare fino a 500 euro, a seconda del locale e del menu, anche se in media ci si aggira tra i 40 e gli 80 euro a persona, 20-40 in pizzeria e trattoria. Una serata in locali “particolari”, invece, può invece arrivare a costare fino a 800 euro, a seconda della location e degli spazi affittati». La cena, ad ogni modo, non esclude i regali. Quelli della tradizione sono sempre i più gettonati: i cioccolatini raccolgono il 29% delle preferenze, seguiti dai fiori, che verranno comprati nel 22% dei casi. Solo il 6%, invece si orienterà su un prodotto di gioielleria.

 

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