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Giovani italiani meno poveri se a casa con i genitori

Gli italiani, tra i giovani europei, sono quelli che abbandonano più tardi la famiglia di origine, in media dopo i 30,1 anni. La famiglia, in pratica, rappresenta in Italia una sorta di ammortizzatore sociale
di Silvia Capone

In un approfondimento su dati Eurostat aggiornati al 2016, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ribadisce che tra i giovani europei che rimangono più a lungo a casa con i genitori ci sono ovviamente gli italiani, che non lasciano la famiglia di origine fino ai 30,1 anni, quattro in più della media europea, ferma a 26,3 anni. Più degli italiani restano solamente i “ragazzi” di Malta, Croazia e Slovacchia che vanno via di casa mediamente a 31 anni. Ad abbassare la media invece, le nazioni del nord Europa quali Svezia, Danimarca, Finlandia, in cui l’età dell’indipendenza arriva rispettivamente a 20,7, 21 e 21,9.

I dati elaborati dall’UPB seguono e contestualizzano un recente studio del Fondo monetario internazionale “Inequalities and Poverty Across Generations in the European Union”, ricerca che ha lo scopo di analizzare la situazione economica e le conseguenze della crisi sulle diverse generazioni che l’hanno subita. Infatti dalla ricerca è emerso che la fascia di età tra i 18 e i 24 risulta essere la più penalizzata dalla crisi, rispetto alle altre età prese in considerazione, in cui dal 2007 al 2016 si registrano contestualmente sia il minor aumento dei redditi, che il maggior aumento del tasso di povertà.
Il focus sull’Italia invece non corrisponde alla fotografia europea. Infatti l’impatto della crisi ha qui pesato in particolar modo sulla fascia dei 25-54enni e secondariamente sui 55-64enni. Come sottolinea anche l’analisi dell’Ufficio Parlamentare, la ricerca del Fondo monetario, essendo una media oggettiva, non tiene conto della situazione italiana, in cui il ruolo, culturalmente radicato, di ammortizzatore sociale delle famiglie fornisce protezione economica ai giovani.
In un contesto come il nostro in cui si è considerati giovani fino ad almeno 30 anni, la rete di protezione socio-economica che la famiglia offre ha permesso durante gli anni della crisi il sostentamento dei giovani-adulti. In questo caso però ha anche fornito un’analisi del calcolo economico non rispondente del tutto alla realtà poiché include il sostegno informale che non deriva dal reddito.

 

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