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La Russia di Putin e i giudizi nel mondo

Il presidente russo ottiene alle elezioni il 76,6% dei voti, governerà fino al 2024. «Lavoreremo tutti duramente per il futuro della grande Russia», ha detto. Come Mosca viene percepita negli altri Paesi
di Fabio Germani

La missione, Vladimir Putin, potrà dire di averla portata a compimento. La rielezione era scontata, ma il presidente russo aveva un obiettivo: ottenere più del 70% dei voti. Alle presidenziali di domenica, Putin è andato oltre le attese, ricevendo poco più del 76% dei consensi. E anche l’affluenza alle urne, che si è attestata al 67%, è andata meglio rispetto alle precedenti elezioni presidenziali (62%) e, soprattutto, rispetto e al 42% delle parlamentari di due anni fa. Putin, insomma, è presidente della Russia per la quarta volta e governerà fino al 2024.

Non ha avuto veri e propri sfidanti, Putin, almeno non nel senso di sfidanti che avrebbero potuto impensierirlo sul serio. Gli altri candidati hanno perciò raccolto le briciole (Pavel Grudinin ha preso il 12%, Vladimir Zhirinovsky il 6,3% e Ksenia Sobchak l’1,4%), mentre l’escluso “eccellente” dalla corsa elettorale, l’oppositore Alexei Navalny, denuncia frodi. Putin ha festeggiato la sua vittoria nella piazza del Maneggio di Mosca, in occasione del quarto anniversario dell’annessione della Crimea. Un modo, dal suo punto di vista, per ribadire la forza della Russia e lanciare messaggi chiari all’Occidente. L’interventismo del Cremlino da tempo preoccupa le potenze occidentali, le cui relazioni sono caratterizzate da un continuo stop and go: ad ogni frizione (ad esempio le controverse sanzioni europee per la crisi ucraina o quelle da poco annunciate dagli Stati Uniti per la presunta ingerenza alle elezioni americane del 2016) corrisponde una necessità di dialogo (le decisioni sulla Siria non possono prescindere da Mosca). Ad aggravare la situazione, proprio in questi giorni, lo scontro diplomatico con il Regno Unito per il caso del tentativo di avvelenamento dell’ex spia Sergej Skripal. Il portavoce della campagna presidenziale ha ringraziato – in maniera ironica, si intende – la premier Theresa May per l’aumento dell’affluenza alle urne. L’idea di fondo è che le accuse e gli attacchi rivolti a Mosca da altri paesi – al di là delle ragioni e singole motivazioni – rafforzino la leadership di Putin. Il Corriere della Sera, alla vigilia del voto, ha osservato come il presidente russo sia riuscito ad aumentare il consenso interno nei periodi di guerra: «L’andamento della sua popolarità – scriveva il Corriere – sembra legata a doppio filo alle sue quattro iniziative belliche intraprese nei 18 anni in cui ha ricoperto ininterrottamente la carica di premier e di presidente». In questo senso, le parole di Putin appena rieletto suonano come un potenziale avvertimento: «Il successo è il nostro destino. Lavoreremo tutti duramente per il futuro della grande Russia».

C’è un altro aspetto da sottolineare, sintomatico delle relazioni che Mosca attualmente intrattiene con il mondo occidentale. A risultato acquisito i primi a congratularsi con Putin sono stati, in ordine sparso, i leader di Cina, Serbia, Venezuela, Cuba, Bolivia e i presidenti di Bielorussia, Azerbaigian, Kazakistan e Moldavia. L’UE non ha speso parole particolari per la rielezione di Putin. Tuttavia, che il leader russo resta un interlocutore fondamentale per le questioni geopolitiche, economiche e commerciali. Lo sanno bene a Berlino, dove lo hanno definito un «partner complicato», ma con il quale è necessario «continuare il dialogo». Qual è, allora, la percezione della Russia nel mondo? I dati del Pew Research Center risalgono all’anno scorso, un’era geologica in termini di equilibri politici e relazioni internazionali. È una premessa opportuna, ma è probabile che oggi non risulterebbero tanto diversi alla luce dei rapporti con Washington nel frattempo non molto migliorati nonostante la volontà dell’amministrazione Trump di recuperare la “normalizzazione” (anche questo, per certi versi, un eufemismo) smarrita specialmente negli ultimi anni di presidenza Obama. Una media globale di circa una persona su quattro (26%), rilevava ad ogni modo il Pew Research Center, afferma di avere fiducia in Putin. Tra le critiche più “gettonate” il mancato rispetto in Russia delle libertà individuali (solo la Cina fa peggio). In generale è l’Europa l’area geografica in cui il leader russo riscuote meno successo (la scarsa fiducia nei suoi confronti si attesta al 78% nel valore medio), con picchi in Polonia, Spagna, Paesi Bassi, Svezia e Francia. Dubbi sulla gestione degli affari esteri vengono espressi anche nell’America Latina e in Medio Oriente, meno marcata la differenza di vedute in Africa. Poi ci sono casi in cui – Grecia, Libano e Vietnam – Trump viene giudicato in maniera meno positiva di Putin. Eppure la Russia non viene ritenuta una minaccia nella maggior parte dei Paesi in cui sono stati condotti questi sondaggi. In Medio Oriente, ad esempio, è una preoccupazione che vale in larga misura solo in Turchia (vanno anche considerate le divergenze tra Mosca e Ankara, oggi parzialmente rientrate). Negli Stati Uniti il 47% ritiene la Russia motivo di preoccupazione, anche se sono molti di più gli americani che osservano allarmati altre minacce quali l’ISIS, gli attacchi informatici e i cambiamenti climatici. Ripetiamo: gli umori sono stati sondati lo scorso anno. E se un anno corrisponde ad un’era geologica, dobbiamo per forza di cose pensare ad un mondo profondamente cambiato tra sei anni. Al termine, cioè, del quarto mandato di Putin – il secondo consecutivo dopo la parentesi di Dmitrij Medvedev, storico “delfino” dell’attuale presidente – appena conquistato.

@fabiogermani

 

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