Il 2017 è stato ancora un anno difficile per l’artigianato italiano
Quanto registrato da Unioncamere e InfoCamere – il 2017 si è chiuso con un saldo negativo tra le piccole e medie imprese artigiane rispetto all’anno precedente – certifica che le difficoltà della crisi economica non sono svanite completamente. Anche se non mancano degli aspetti positivo.
Nel complesso, secondo i dati diffusi da Unioncamere e InfoCamere sull’imprenditoria artigiana a partire dal Registro delle Imprese delle Camere di commercio, il 2017 si è chiuso con 11.000 imprese artigiane in meno rispetto al 2016, si tratta di un numero elevato, ma comunque il più basso da cinque anni. La performance conferma, accentuandola, la tendenza al recupero registrata a partire dal 2014.
L’analisi osserva che a soffrire maggiormente sono i settori tradizionali: alla fine del 2017 le imprese nell’edilizia erano l’1,4% in meno rispetto alla fine dell’anno precedente – il comparto ha perso oltre 7mila unità, un dato migliore rispetto alle oltre 10mila aziende edili che hanno chiuso nel 2016 – quelle della manifattura l’1,5%. Le cose sono andate meglio a quelle dei servizi, cresciute del 3,6% su base annua.
Qualche segnale positivo non manca: tuttavia se le cessazioni di impresa si attestano sul minimo del decennio (92.265 unità), risulta in calo anche il numero di quanti decidono di intraprendere una attività artigiana (80.836). Dal 2012 quando l’anagrafe artigiana segnava un 1,4 milioni di imprese, ad oggi si registra una diminuzione dello stock di oltre 110mila unità, con una riduzione complessiva vicina all’8%, oltre 1 punto percentuale in media all’anno.
Lo studio analizza anche la «geografia dell’Italia artigiana»: nel 2017 tutte le macro-aree del Paese hanno fatto registrare una diminuzione dello stock delle imprese, in una forchetta compresa tra le -2.500 imprese del Nord-Est e le oltre 3.500 del Mezzogiorno, ma tutte in miglioramento rispetto ai dodici mesi precedenti.