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Il consumo di alcol in Italia

Sono 35 milioni gli italiani che dichiarano di consumare alcol, cifra rimasta invariata negli ultimi tre anni
di Matteo Buttaroni

«È urgente rilanciare la prevenzione e educare agli stili di vita corretti, ne va della sostenibilità del sistema sanitario», è questo il monito lanciato dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, alla luce dei nuovi, allarmanti, dati diffusi dall’Istat sul consumo di alcol in Italia.

Secondo le ultime rilevazioni, sono 35 milioni gli italiani che dichiarano di consumare alcol: il 65% della popolazione totale. Tra questi, sottolinea l’ISS, oltre 8,6 milioni sono consumatori a rischio, di cui 1,7 milioni di età compresa tra gli 11 ed i 25 anni e 2,7 milioni con oltre 65 anni. È in questi gruppi, si legge nell’elaborazione dell’Istituto «che si consolidano, di anno in anno, nuovi modelli di consumo che da tradizionale, mediterraneo, diventa sempre più fuori pasto, occasionale e/o eccedente sia su base quotidiana che su base ricorrente come dimostrato dalla tendenza, trainata dai giovani, al binge drinking, il bere per ubriacarsi, che in Italia conta oltre 40.000 accessi annuali al Pronto Soccorso per intossicazione».

C’è poi un’altra categoria, che conta 650mila individui, che secondo l’Osservatorio sono definibili “ad alto rischio”. Questo gruppo di persone arriva a consumare oltre 40/60 grammi di alcol al giorno: una quantità enorme se si considera che un drink normalmente contiene “appena” 12 grammi di alcol. Si tratta di consumatori che, secondo l’ISS, bisognerebbe identificare e sensibilizzare, cercando di avvicinarli ad una sorta di trattamento. «L’86% delle malattie cronico-degenerative di cui soffrono gli italiani – ricorda infatti Ricciardi – è causata da un comportamento a rischio, quindi da fattori modificabili, tra cui il consumo eccessivo di alcol, un problema ancor più preoccupante se si pensa che colpisce anche i giovanissimi. È necessario impegnarsi ancora di più in strategie di prevenzione e riorganizzazione dei sistemi sanitari per la prevenzione delle patologie alcol correlate con un risparmio enorme in termini di costi anche per il Servizio Sanitario Nazionale».

Quel che è peggio è che, mentre tra il 2007 ed il 2012 il consumo a rischio si è lievemente ridimensionato, negli ultimi anni la tendenza è invece rimasta piuttosto stazionaria. Eppure, nonostante tutto, il consumo di alcol non è pienamente benvisto dagli italiani. Stando ad un’indagine realizzata dall’ONA (l’Osservatorio nazionale alcol) quasi il 70% degli intervistati è favorevole a politiche di riduzione dell’offerta di alcol nei luoghi dove vengono servite bevande alcoliche. Tanto che il 63% degli intervistati approva la politica dell’aumento dei prezzi, mentre un altro 63% è favorevole al divieto di pubblicizzare bevande alcoliche e il 71% ritiene che dovrebbe essere legalmente vietata la sponsorizzazione di atleti, delle squadre sportive o degli eventi sportivi da parte dell’industria dell’alcol.

 

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