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Agricoltura, Italia al primo posto in UE per valore aggiunto

Posizione confermata nel 2017 con oltre 31,5 miliardi di euro. Per il secondo anno consecutivo gli investimenti nel settore hanno registrato un recupero. I dati Istat
di Redazione

Con oltre 31,5 miliardi di euro correnti l’Italia si conferma nel 2017 al primo posto tra i paesi Ue per il livello del valore aggiunto dell’agricoltura. Ad osservarlo è l’Istat nel report sull’andamento dell’economia agricola. Nel complesso dell’Ue l’indicatore di reddito agricolo è cresciuto nel 2017 dell’8,6%, sintesi di un incremento dei volumi produttivi (+0,6%) e dei relativi prezzi (+4,6%), cui si è accompagnata una forte crescita del reddito dei fattori (+10%). Nel 2017 – prosegue l’Istat – il valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca ha registrato una crescita del 3,9% a prezzi correnti e un forte calo in volume (-4,4%), dovuto in buona parte al crollo delle produzioni vinicole (-14,0%) e frutticole (-6,1%), in un contesto di rilevante incremento dei prezzi di vendita. I prezzi dei prodotti agricoli venduti sono risultati in forte rialzo (+6,2%) mentre i prezzi dei prodotti acquistati hanno segnato una crescita molto meno marcata (+1,6%); ne è derivato un deciso recupero dei margini rispetto al 2016.

Il valore aggiunto del comparto agroalimentare, che oltre al settore agricolo comprende quello dell’industria alimentare, è cresciuto dell’1,2% in termini correnti, ma è diminuito dell’1,5% in volume. A causa dell’andamento negativo dell’output, condizionato dalle avverse condizioni climatiche, le Unità di lavoro sono diminuite complessivamente dell’1,2%. L’incremento delle Ula dipendenti (+1,5%) non è stato sufficiente a compensare la flessione di quelle indipendenti (-2,5%). Risultati positivi si sono registrati, invece, per l’industria alimentare, in cui le Unità di lavoro sono aumentate del 3%.

Per il secondo anno consecutivo gli investimenti nel settore agricolo hanno registrato un recupero (+3,3% in valori correnti e +1,7% in volume) dopo la pronunciata contrazione degli anni precedenti il 2016. Nel 2017 quasi tutte le componenti della produzione agricola hanno subito una marcata contrazione in volume. Il calo è stato più forte nelle coltivazioni legnose (-5,4%), foraggere (-5,4%) ed erbacee (-5,1%). Solo le attività secondarie hanno segnato una dinamica favorevole (+3,5%). Stazionarie quelle di supporto. A livello territoriale la produzione ha segnato un modesto aumento in volume (+0,6%) solo al Sud mentre è diminuita in tutte le altre ripartizioni: -3,4% nel Nord-est, -2,7% nelle Isole, -1,9% nel Nord-ovest. La flessione più marcata è stata registrata al Centro (-5,7%). Le regioni con il maggior calo produttivo sono state la provincia autonoma di Trento, il volume della produzione è calato dell’11,2% e il valore aggiunto del 13,5%, e la Toscana con una flessione dell’8,8% della produzione e un calo dell’11,1% del valore aggiunto.

La crescita dell’indicatore di reddito agricolo ha riguardato, in particolare, Danimarca (+62,3%), Germania (+27,5%), Paesi Bassi (+21,9%), Regno Unito (+18,8%), Francia (+10,4%), Romania (+7,5%), Italia (+3,9%) e Grecia (+3,1%). Una flessione si è registrata, invece, in Spagna (-5,6%) e Polonia (-1,8%). Nel 2017, per la prima volta da molti anni, per l’Ue si è registrata una significativa inversione del rapporto tra i prezzi dell’output e i prezzi dell’input: i primi sono cresciuti del 4,6% mentre i secondi solo dello 0,7%.

(fonte: Istat)

 

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